Teramo, detenuto in carcere ritrova l’uomo che lo stuprò quando aveva cinque anni: «Quello è il mio orco»

Teramo, il giovane ha confidato a un compagno l’abuso subito a 5 anni. Appello per il trasferimento immediato: «È sotto farmaci e non può vivere lì»

Teramo, detenuto in carcere ritrova l’uomo che lo stuprò quando aveva cinque anni: «Quello è il mio orco»
di Rosalba Emiliozzi e Daniela Facciolini
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Sabato 30 Marzo 2024, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 00:33

Violentato a cinque anni da un uomo che - non avrebbe avuto dubbi nel riconoscerlo 17 anni dopo - ora è in carcere, in una cella poco distante dalla sua. «È lui» avrebbe detto il 23enne a chi gli sta accanto. «È lui» avrebbe ripetuto ieri mattina davanti ad Ariberto Grifoni, consigliere generale del Partito Radicale in visita a Castrogno con una delegazione composta da 14 persone per l’iniziativa “Pasqua in carcere”. Il giovane detenuto, come racconta Grifoni, comunica come può, vive chiuso in se stesso.

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Il racconto

«La sua storia mi ha colpito profondamente e, mi creda, me ho viste tante - dice Grifoni da tempo impegnato sul fronte delle carceri - Diciassette anni dopo aver subito violenza, questo ragazzo si trova nella cella a fianco il suo violentatore, costretto a incrociare il suo sguardo.

Credo sia una situazione obbrobriosa, non tollerabile. Tenerlo qui, mentre dall’altra parte del corridoio c’è chi ha abusato di lui da bambino è orribile, incredibile. Questo ragazzo sta male, è uno zombie, non può stare in carcere». Una vicenda che Grifoni ha denunciato appena uscito dal carcere davanti ai microfoni di molte televisioni e siti locali. Parole forti contro le storture della detenzione, davanti a una casa circondariale famosa per il sovraffollamento, la carenza di personale e dove il 13 marzo, nel giorno del suo compleanno, si è tolto la vita Patrick Guarnieri, 20 anni, con patologie certificate. Ma la storia raccontata dal detenuto 23enne rompe ogni confine e mina ancor più il suo fragile equilibrio. «Questa vicenda è stata verificata - spiega Grifoni - ed è risaputa dentro Castrogno. Ho chiesto come mai stava qui questo ragazzo e mi hanno detto che era scappato da una Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ndr) e che il giudice l’ha mandato in carcere». Qui, a Teramo, il detenuto appena arrivato si sarebbe confidato con quello che, nel gergo carcerario, viene chiamato piantone, cioè il compagno di cella che assiste il proprio compagno più fragile, in genere chi non è nelle condizioni di provvedere a se stesso per motivi fisici o, come il 23enne, per un disagio psichico, e per questo «viene anche retribuito, ma in maniera miserrima», riferisce Grifoni. Questo detenuto-assistente sarebbe diventato il testimone di una vicenda agghiacciante. 

La denuncia

«Noi siamo stati gli ultimi a saperlo, è il segreto di Pulcinella - riferisce Grifoni molto scosso dall’accaduto - Questo ragazzo sta male, è sotto farmaci e non deve stare in carcere». La vicenda del giovane che sarebbe stato abusato da bambino, come riferisce Grifoni, non è mai sfociata in una denuncia e non c’è stato mai un processo. In carcere dicono di non essere mai venuti a conoscenza del caso, lo stesso riferisce il garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi. Ma le parole dell’esponente dei Radicali, da anni impegnato in battaglie per migliorare le condizioni dei detenuti, sono chiare, la vicenda che riferisce è dettagliata. «Per quanto riguarda le carceri, devono essere presi dei provvedimenti a livello legislativo. Il sovraffollamento va risolto ora, non si può più aspettare. Spero che questa vicenda possa far riflettere la politica». E ricorda: «Nell’articolo 27 della nostra Costituzione si dichiara che non ci possono essere pene disumanizzanti e il fine della pena è la rieducazione del condannato, mentre a Castrogno si registra una situazione in cui è messo a serio rischio l’equilibrio della persona».

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