In carcere come fosse un hotel a cinque stelle e, d’altronde, a Sulmona non sembra essere così difficile reperire telefoni dietro le sbarre: portati dai droni se non, come accaduto, persino da agenti di polizia penitenziaria. Tant’è che ora è allo studio del ministero l’ipotesi di schermare lo spazio aereo di via Lamaccio, in modo da mettere un freno, anzi interrompere il flusso di comunicazioni via etere che dalla Casa di reclusione sembrano essere molto frequenti.
Avrà tenuto conto anche di questo, probabilmente, Giovanni Crinò, trentottenne siciliano, che l’altro giorno si è fatto centinaia di chilometri per recarsi nel capoluogo peligno e, una volta arrivato, chiamare i carabinieri: «Venitemi ad arrestare – ha detto ai militari – ho una condanna da espiare. Non era uno scherzo: i carabinieri della compagnia di Sulmona, infatti, andati sul posto indicato dalla singolare telefonata hanno identificato Crinò e verificato come a suo carico ci fosse un provvedimento emesso dalla procura della Corte d’Appello di Messina che lo condannava in via definitiva ad otto anni di reclusione, di cui uno già scontato proprio a Sulmona.
«Mi sono trovato bene qui» avrebbe dichiarato ai militari che lo hanno arrestato l’altro giorno, motivo per il quale a Sulmona sarebbe tornato per farsi sette anni di carcere.