Cinghiate al campo scuola, tutto prescritto

Cinghiate al campo scuola, tutto prescritto
di Marcello Ianni
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Martedì 18 Maggio 2021, 09:28

L'AQUILA - Frustate e pugni per punizione, ma anche per gioco, come si legge nel campo di imputazione a carico di un catechista animatore della Cattedrale di Sorrento: il Tribunale dell'Aquila ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

Più che campo scuola a Campo Felice tra il 30 luglio e il 3 agosto del 2012 si sarebbero consumate violenze, per le quali è finito sotto processo per lesioni, dovute a una non vigilanza, un parroco della cattedrale di Sorrento: Carmine Giudici, che aveva organizzato la gita a Lucoli. Con lui è stato assolto, sempre per prescrizione, un catechista sempre di Sorrento, Luca Scala mentre per altri minori catechisti la posizione è stata stralciata dinanzi la Procura minorile dell'Aquila.

«Ti do 25 pugni o 10 cinghiate?». Oppure: «Facciamo un giochino: volete 70 cinghiate o ve le divido?». A giudicare dalle indagini portate avanti dalla Procura dell'Aquila sembra infatti che nel campo scuola di Campo Felice si utilizzasse la cintura dei pantaloni come metodo educativo per ottenere obbedienza e disciplina dai minorenni, una decina circa.

Tutto sarebbe emerso in seguito al racconto di un ragazzino di Sorrento che, al ritorno da Campo Felice, avrebbe raccontato alla madre di aver subito maltrattamenti e atti di bullismo da parte di tre animatori.

A questo episodio si sono via via aggiunti altri racconti che hanno portato alle denunce e al processo che si è concluso con un nulla di fatto.

Nelle denunce i minori hanno raccontato di essere stati umiliati, frustati (i referti medici sarebbero chiari) legati mani e piedi se non mangiavano, se non riponevano bene gli accessori di uno degli educatori, compresa la valigia per la ripartenza, di ricevere in un caso un pugno sullo stomaco, se trovati a dormire con la sveglia ancora in funzione.

Minori obbligati a restare in mutande e ad accettare le angherie morali e fisiche anche solo per gioco dell'educatore di turno che appena aperto gli occhi aveva in mente già di operare per una punizione corporea. Vizi procedurali e altri intoppi hanno minato il buon andamento del processo inducendo il giudice a sancire la chiusura definitiva.

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