Violenza, il padre: «Abusi sulla mia bambina da quello che credevo un amico»

Violenza, il padre: «Abusi sulla mia bambina da quello che credevo un mio amico»
di Teodora Poeta
4 Minuti di Lettura
Domenica 22 Gennaio 2023, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 14:26

Quando hanno scoperto che il professore privato di musica aveva molestato sessualmente la figlia, la loro rabbia fu ancora più forte perché quell'uomo era anche un buon amico di famiglia, tanto da frequentare casa loro e unirsi alle loro uscite in comitiva nei fine settimana con i parenti. «Noi siamo stati in silenzio per più di due anni, forse anche sbagliando, ma è stato il nostro modo per proteggere nostra figlia. Il suo silenzio, invece, per noi sin da subito è stata la prova del nove». A parlare, all'indomani della sentenza a dieci anni di reclusione con il rito abbreviato nei confronti del musicista 62enne della Val Vibrata, in provincia di Teramo, agli arresti domiciliari da quasi un anno, è il papà di una delle otto vittime di violenza sessuale.

«Ci ha stupito in positivo il fatto che la condanna emessa dal giudice di primo grado sia stata addirittura superiore alla richiesta avanzata dalla pm (che era stata di 8 anni e 8 mesi) - dice il papà - ma è chiaro che in noi genitori resta la sconfitta per quello che è successo alle nostre figlie, che erano soltanto delle bambine.

Per noi la cosa più importante è che lui non continui a fare quello che ha fatto e che le ragazze dimentichino tutto perché queste persone sono brave a manipolare le loro vittime».


Tutto è partito dalla lettura del diario della bambina di un'altra famiglia, pure lei allieva del musicista. «Dopo che quei genitori hanno presentato la prima denuncia, anche noi siamo stati contattati dalla questura perché io mi ero confidato con un amico», racconta il papà. Nel suo caso la scoperta degli abusi c'era già stata un paio di anni prima e aveva riguardato anche altre due amiche della figlia. «Siamo venuti a saperlo perché contattati dalla mamma di un'altra bambina che glielo aveva raccontato dopo essere scoppiata a piangere prosegue il papà - Non è stato facile farcelo confidare, ma alla fine anche nostra figlia lo ha ammesso, anche se tutte le bambine, perché questo erano all'epoca dei fatti, hanno sempre pensato di stare nel torto e temevano che potesse succedere qualcosa a quell'uomo».

Un meccanismo perverso che purtroppo era scattato anche in loro, piccole d'età e ancor più manipolabili. Eppure loro sapevano che quell'insegnante privato di musica non avrebbe dovuto toccarle, tanto da nascondersi in bagno verso la fine delle lezioni. «Subito dopo che abbiamo saputo prosegue ancora il papà la nostra decisione, forse anche sbagliata, è stata quella del silenzio, proprio per proteggerla. Così l'abbiamo ritirata dalle lezioni, lei ha frequentato per anni due volte a settimana, ma lui a quel punto non si è fatto più sentire né ha chiesto nulla e quel suo silenzio per noi è stata la prova del nove». Quello che è successo ha segnato profondamente anche le relazioni personali delle ragazze all'interno delle loro stesse famiglie. «Durante questi anni è stato necessario ricostruire e ristabilire alcuni rapporti interpersonali sottolinea - Oggi io vedo mia figlia un po' più serena, ma solo lei sa quello che ha dentro».


In fase di indagini preliminari gli uomini della Squadra mobile riuscirono a piazzare in casa del musicista delle telecamere nascoste per alcuni mesi che ripresero quelle lezioni durante le quali l'uomo palpeggiava le sue allieve: le toccava sui seni e nelle zone intime. Bambine alle quali è stata strappata la loro infanzia, tutte all'epoca infra quattordicenni, le cui dichiarazioni sono risultate attendibili quando sono state sentite con l'incidente probatorio disposto dalla pm titolare del fascicolo Francesca Zani. Solo cinque, però, si sono costituite parte civile in fase di abbreviato, vedendosi riconosciuta dal giudice Lorenzo Prudenzano una provvisionale di 10mila euro ciascuna in attesa del processo civile.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA