In Abruzzo quasi il 40% delle abitazioni (350mila circa) risulta non occupato in modo stabile e permanente: un dato oltre 11 punti percentuali sopra la media nazionale, che pone la regione come la quarta nel paese per
incidenza di case disabitate. Lo rivela un'analisi di Abruzzo Openpolis. Nel 2021, su un totale di circa 35,3 milioni di abitazioni italiane, poco meno di 9,6 milioni non risultavano occupate in modo permanente da almeno una persona. Corrispondono in termini percentuali al 27,2%. Una quota che in Abruzzo aumenta di oltre 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Le differenze territoriali sono comunque molto
ampie già a partire dai quattro capoluoghi della regione.
Nei comuni polo della regione il 26,6% delle abitazioni non risulta permanentemente occupato. Una percentuale che aumenta man mano che ci si allontana da questi centri. Nei comuni di cintura, i cosiddetti «hinterland» dei centri più grandi, la quota raggiunge il 36,2%, nei comuni intermedi il 43%. È però nelle aree periferiche e in quelle ultraperiferiche, quelle in assoluto più distanti rispetto ai poli, che il valore è più alto, rispettivamente al 46,4% e al 68,5%.
Si possono vedere delle differenze anche sul piano della zona altimetrica.
Di questi, 9 si trovano nella provincia dell'Aquila e 4 nelle aree periferiche o ultraperiferiche. Quello che registra la quota più alta è Cappadocia (90,2%, corrispondente a 3.541 abitazioni in termini assoluti) a cui seguono Villa Santa Lucia degli Abruzzi (89,8%) e Rivisondoli (88,5%). Le percentuali minori si registrano invece a Spoltore (Pescara, 16,1%), San Giovanni Teatino (Chieti, 15,3%) e Cappelle sul Tavo (Pescara,15%).