Dopo Canino tocca alla vicina Tessennano. Anche qui è il Consiglio di Stato ad aver imposto un'accelerazione alla realizzazione di due impianti fotovoltaici, pronunciandosi contro il ministero della Cultura che aveva espresso parere negativo su ambedue. In un territorio di poco più di 300 abitanti per 14,6 chilometri quadrati, ovvero circa 1.400 ettari, i pannelli andranno a coprire una superficie di circa 80 ettari.
Nello specifico, il primo impianto sarà realizzato dalla Limes 10 in località Macchione, avrà una potenza di 18.395 megawatt di picco e si estenderà su 26,88 ettari. Il secondo verrà installato dalla Limes 15, con potenza di 35,424 mwp su una superficie di 58 ettari, in località Riserva. Entrambi sorgeranno a ridosso del centro abitato.
A concedere le autorizzazioni era stata nel 2020 la Regione, con la motivazione che «in assenza di vincolo sulle aree di progetto il parere del Mibact è da considerarsi non vincolante». Il no era stato espresso dall'allora ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, ora ministero della Cultura, e per esso dalla Direzione generale archeologia - soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Area metropolitana di Roma e provincia di Viterbo ed Etruria meridionale. I motivi della contrarietà, che hanno spinto il dicastero a proporre prima ricorso al Tar poi al Consiglio di Stato, stanno in aree che la soprintendente Margherita Eichberg ha definito «ad alto potenziale archeologico».
Per il primo impianto, la costola del ministero ricorda il rinvenimento di sepolture, resti di strutture murarie, un acquedotto e sepolcri rupestri all'interno dell'area del Macchione, insieme a «quattro ambienti sotterranei a pianta rettangolare poco oltre il centro storico di Tessennano».
Si parla di «trasformazione industriale di quello che era considerato, sia nel Piano territoriale paesaggistico regionale del Lazio che nella Strategia nazionale aree interne, un territorio a vocazione turistico-agricola. Un territorio sostiene Italianostra Viterbo - con eccellenze paesaggistiche, una filiera agricola di pregio e un patrimonio archeologico di grandissimo valore, diffuso su tutto il territorio della Tuscia, culla della civiltà etrusca come testimoniato da centinaia di evidenze».
Con un effetto già tangibili ancor prima della posa dei pannelli: «Sotto la spinta della transizione ecologica, anziché installare impianti sui tetti, la speculazione fondiaria che ha trovato una nuova fonte di reddito destinando i terreni alla produzione energetica anziché agricola: il prezzo dei terreni è già salito a 30.000 euro l'ettaro».