Tentato omicidio via della Pettinara, l'aggressore scrive alla vittima: «Perdonami, non ero in me»

L'aggressione in via della Pettinara ripresa dalle telecamere di sorveglianza
di Maria Letizia Riganelli
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Venerdì 5 Giugno 2020, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 19:24
«Perdonami, quella maledetta sera non ero in me». Michele Moltabotti, ventenne viterbese, arrestato insieme all’amico Roberto Vestri, per il tentato omicidio di un 56enne, scrive dal carcere un’accorata lettera alla vittima.
Il 13 ottobre 2019 i due giovani, senza un motivo apparente, aggredirono brutalmente Giovanni Farina in via della Pettinara. In pieno centro storico. L’aggressione fu talmente violenta che la vittima lottò per settimane tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Belcolle. 

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, grazie alle immagini di una telecamera di sorveglianza che avrebbe registrato tutta l’aggressione, i due ventenni si sarebbero avvicinati alla vittima. Prima avrebbero parlato in maniera tranquilla poi qualcosa d’improvviso sarebbe cambiato. Vestri avrebbe colpito con un pugno violentissimo sul volto il 56enne che sarebbe caduto a terra privo di sensi, sbattendo la testa sul selciato. Mentre era terra Montalbotti gli avrebbe sfilato i soldi dalle tasche dei pantaloni e prima di fuggire avrebbero preso anche calci la vittima.

I due sono stati fermati dalla polizia il 18 ottobre, cinque giorni dopo l’aggressione, e arrestati con l’accusa di tentato omicidio a scopo di rapina. La vittima, dopo mesi di degenza, sta bene ed è uscito dall’ospedale e probabilmente ha ricevuto la lettera di scuse di Michele Montalbotti.

«Ci tengo molto - ha scritto il ventenne - a farle sapere che mi dispiace molto di ciò che è successo quella maledetta sera. E’ mia ferma convinzione chiedere scusa umilmente e chiedere il sui perdono. Spero tanto che un giorno potrà perdonarmi. So di aver sbagliato, purtroppo quella maledetta sera non ero in me. Tutto ciò è dovuto al troppo uso che ho fatto quella sera di alcol e droga Ci tengo però a dirle che non è una giustificazione, ho sbagliato ed è giusto che paghi. E nel mio piccolo sono disposto anche a un risarcimento danni». 

Una lettera di scuse che per gli avvocati di fiducia Samuele De Santis e Domenico Gorziglia è segno di resipiscienza. «Il ragazzo - affermano - è distrutto e ha scritto quello che sentiva nella sua cruda semplicità. Deve assolutamente riprendere in mano la sua vita e tornare ad essere un ragazzo normale; per questo ha avviato un percorso di resipiscienza e di disintossicamento, in certe situazioni lo sforzo è quello di tornare ad essere un soggetto sociale affidabile. Ovviamente lo stiamo facendo senza rinunciare a difenderci nelle dovute sedi».
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