Maxi evasione fiscale, nuovo processo per l'imprenditore accusato di interrare pneumatici

Pneumatici
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Mercoledì 9 Marzo 2022, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 20:09

Evasione fiscale da centinaia di migliaia di euro, nuovo processo per Domenico Mariani, l’imprenditore di Fabrica di Roma attivo nel settore dei pneumatici. Mariani ha già un processo per illecito smaltimento di copertoni davanti al collegio. Processo connesso con il procedimento iniziato ieri mattina, davanti al collegio del Tribunale di Viterbo.

Gommista a processo per smaltimento illecito. I testi: «C'era un vero cimitero delle gomme»

I fatti riguardano gli accertamenti fiscali eseguiti dalla finanza di Viterbo disposti dalla Dda di Roma. La direzione distrettuale antimafia nel 2015 mise sotto la lente le tante aziende legate all’imprenditore viterbese e affidò una perizia a un esperto per verificare cosa accadesse.

«Nel 2015 - ha spiegato il perito in aula - ho avuto l’incarico di analizzare 6 scatoloni di documenti sequestrati dalla finanza per individuare se fossero stati compiuti reati.  I documenti contabili riguardavano le moltissime società legate al nome di Mariani, tutte inerenti pneumatici e una sulla ristorazione. Emerse l’evasione fiscale, ragion per cui mi fu affidata una seconda perizia, a integrazione della prima. Legata soprattutto gli aspetti legati all’evasione fiscale.

Mancavo del tutto dei libri contabili, per questo abbiamo dovuto ricostruire totalmente il volume di affari e arrivare a capire a quanto ammontava l’evasione».

Tra i testimoni anche il consulente dell’imprenditore. «Aveva molti contanti perché per il cambio gomme i clienti pagavano cash. Però io quando è venuta la finanza ho consegnato tutti i documenti che avevo. Di certo non so che tipo di mansione svolgeva Mariani, io non l’ho mai visto al lavoro». L’imprenditore durante gli anni avrebbe fatto “girare” le sue società, spesso intestandole a dipendenti.

«Ho lavorato come gommista per Mariani diversi anni - ha raccontato un ex operaio - me ne sono andato perché non volevo buttare le gomme in giro. Poi licenziò anche mia moglie che lavorava come segretaria. L’aveva resa una prestanome». A raccontare come l’imputato trattava i dipendenti anche un ex barista. «Ho lavorato per il suo bar dieci anni fa - ha spiegato - ma non avevo ferie e lavoravo ogni giorno fino a 10 ore. Non avevo il contratto e quando sono andata a chiedere lo stipendio mi ha sbattuta contro il bancone.  Mi disse: “Puoi anche denunciarmi, tanto ho le spalle coperte“».

Si torna in aula il 27 maggio.

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