Poggino, dopo il colpo al consorzio Apea valuta azioni legali contro il Comune: «Situazione penosa»

Poggino, dopo il colpo al consorzio Apea valuta azioni legali contro il Comune: «Situazione penosa»
di Massimo Chiaravalli
3 Minuti di Lettura
Martedì 11 Maggio 2021, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:54

«Convocherò i soci per vedere il da farsi. E valutare se ci sono vie legali per chiedere i danni». Il presidente del consorzio Apea, Enzo Mancini, dopo la convocazione dal notaio voluta dal Comune – al quale è stata data buca – vede nero. E bolla l’intera vicenda come «penosa».

Mentre si stava discutendo il bilancio, giovedì in aula è successo il finimondo: si è scoperto per caso che palazzo dei Priori aveva chiesto a tutti i soci di andare dal notaio per sciogliere il consorzio. «Credo che ormai i giochi siano fatti. Non c’è possibilità da parte dell’amministrazione – dice Mancini - di vedere qualcosa nell’interesse generale. Un appoggio esterno del Comune? L’Apea nasce per avere finanziamenti regionali per attività di recupero scarti industriali e sistemare la zona in modo che possa meglio produrre. Ma la presenza del Comune è essenziale. Non capisco chi consiglia il sindaco, certo non possiamo costringerlo a restare».

Arena propone una rete di imprese. «Per l’ennesima volta ho chiesto in Regione: se facciamo decadere questa realtà – continua il presidente - dobbiamo ricominciare la pratica ex novo: comporta tempo, soldi e finanziamenti che vanno a farsi benedire. E’ evidente che poi le valutazioni terranno conto che il Comune non c’è più». A proposito: i progetti da presentare al bando da 11 milioni, appena scaduto, non ci sono perché perché da ottobre «per avere un riconoscimento ufficiale tutti i consorziati avrebbero dovuto firmare l’accettazione delle linee guida.

Il Comune non lo ha fatto, inutile quindi spendere tempo e decine di migliaia di euro per progetti impossibili da presentare». Un’idea, ad esempio, era sulla sistemazione delle acque bianche, «su cui sarebbe stato riconosciuto il 100 per cento delle spese sostenute».

Il sindaco vorrebbe una situazione diversa, come quella di Civita Castellana. «Non sa di cosa parla. Servono interventi nell’interesse di tutti, non dei singoli. E se non c’è il Comune non si può fare. Lì quasi tutti fanno i sanitari e il recupero degli scarti accomuna ogni impresa. Qui non è così».
Si torna alla convocazione dal notaio. «Che modo è di gestire le cose? Se Arena vuole uscire – spiega ancora - telefona al notaio e gli dice di sciogliere l’Apea senza una decisione del consiglio comunale?». Ci sarebbe pronta una delibera. «La porti in consiglio, ma mica può farci scrivere dal notaio per presentarci lì un’ora e mezza dopo. E’ una situazione molto penosa».

Ecco cosa succederà? «Convocherò un’assemblea per trasferire a tutti lo stato dell’arte e decidere cosa fare. Poi vediamo anche se ci sono vie legali per chiedere i danni. Noi privati cittadini ci stiamo interessando a cose utili alla città - conclude Mancini - e l’amministrazione non lo fa: c’è del ridicolo in tutto ciò. E io mi sono un po' scocciato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA