Viterbo, museo civico ancora chiuso: la rabbia dei turisti: «Perché?»

Viterbo, museo civico ancora chiuso: la rabbia dei turisti: «Perché?»
2 Minuti di Lettura
Venerdì 24 Luglio 2020, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 23:33
Porte chiuse e telefono che squilla a vuoto. Per la riapertura del museo civico manca ancora una data. «A fine maggio l’assessore De Carolis aveva detto chiaro e tondo che si sarebbe impegnato. È passato un mese e mezzo, non è cambiato niente e le scuse delle regole del protocollo sanitario e dei fondi che non ci sono non reggono più. Qualcosa deve essere andato storto, ci piacerebbe capire cosa».

Un binario morto davanti al quale non si interroga solo Massimo Erbetti, consigliere del movimento cinque stelle, ma anche un flusso di turisti in costante crescita che in queste settimane sta arrivando a Viterbo. «Si chiedono come sia possibile – spiegano dall’ufficio turistico –. La loro principale inclinazione nel venire in città è visitare i poli di interessi storico artistico e non è facile trovare una giustificazione».

Una brutta figura, «per identificare il sentimento che suscita nei turisti forse la parola più adatta è: rabbia, per non esagerare» aggiunge Alessio Pagliara di PromoTuscia, che non coinvolge solo il museo civico ma anche Palazzo dei Priori, ancora off limits. Le alternative non mancano: dal museo del colle del duomo, primo a riaprire, a quello della ceramica tornato da poco attivo, fino alla Rocca Albornoz aperto in orario ridotto nei soli giorni di sabato e domenica.

«Ma vedere il museo Civico chiuso non può far piacere – spiega Bruno Blanco di Archeoares e tra i curatori del museo del Duomo –. In questo momento ci sono problemi più seri, ma c’è da augurarsi che riapra quanto prima: rappresenta un bene e un valore aggiunto per la città e i suoi visitatori». Prima del museo civico, e della nomina di un direttore requisito fondamentale per partecipare ai bandi regionali e ottenere finanziamenti, per Blanco c’è da vincere la battaglia contro l’incuria «ciclica e purtroppo sempre attuale», il calo degli accessi causato dalla pandemia e le preoccupazioni per il futuro.

«Il calo delle presenze dall’estero è vistoso e si fa sentire, così come quello dei gruppi organizzati praticamente scomparso», spiega Blanco. Un mercato di visitatori cambiato che ora predilige famiglie e coppie. «Se guardiamo ai numeri di luglio, sono leggermente al di sotto di quelli del 2019 – continua Blanco – il vero scoglio da superare è l’autunno. Un’ incognita che potrebbe essere prima psicologica che reale. Il ritorno di un numero di casi di contagi, anche minimo, potrebbe portare a uno stop: un nuovo lockdown non ordinato dal quale nessuno potrebbe riprendersi».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA