Viterbo, sì al maxi risarcimento danni
per la Banca della Tuscia: 1,8 milioni

La sede della Bcc Tuscia a Montalto
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Venerdì 4 Aprile 2014, 12:45
VITERBO - Un milione ottocentotrentunomila e rotti euro. E' il maxi risarcimento con cui il tribunale di Civitavecchia ha condannato in solido l'ex direttore generale della Banca di credito cooperativo della Tuscia, con sede a Montalto di Castro. Istituto di credito cooperativo che negli anni 2003-2006 incontr una profonda crisi finanziaria, che port al commissariamento da parte della Banca d'Italia e, successivamente, al rinnovo di tutte le cariche sociali.



La sentenza, che riguarda anche un ex componente del cda, stata resa esecutiva a fine del 2013, al termine di un lungo iter giudiziario iniziato nel 2008, quando i nuovi vertici della “Tuscia” iniziarono il risanamento e decisero di chiedere conto agli ex amministratori delle forti perdite subite (si parl, complessivamente, di circa 3 milioni di euro).



Dopo i 18 mesi di amministrazione straordinaria imposti da Bankitalia, che avviarono l'azione di responsabilit, la Bcc Tuscia punt a chiudere i conti del passato. Da qui la partita in tribunale con l'azione civile verso 17 precedenti amministratori tesa al recupero di 1.808.000 euro. Somma relativa sia alle perdite su impieghi anomali - finanziamenti senza l'esame dei rischi - nel periodo 2003-2006; sia alle irregolarit dell'area finanza che var una complicata operazione nel 2001 per coprire perdite in Borsa.

Il risarcimento richiesto fu di 3,5 milioni di euro, ma quasi tutti gli ex amministratori della banca sono poi arrivati a una transazione (per una somma di 300mila euro).



Mancava all'appello l'ultimo ex consigliere Mario Fiorucci e l'ex direttore generale (dal 2002 fino al commissariamento del luglio 2006) Martellini, a cui la Banca della Tuscia chiese il risarcimento del danno economico non ancora recuperato. Martellini davanti ai giudici ha ribadito di non ritenersi responsabile in quanto non c'era stata alcuna irregolarit gestionale; inoltre lo stesso non aveva alcun ruolo sociale, nessun potere decisionale e non aveva ricevuto mai alcuna censura dal cda.



I giudici, tuttavia, rifacendosi agli ispettori della Banca d'Italia sulle criticit emerse nella gestione (carenze nell'organizzazione e nei controlli interni del cda e del direttore), hanno condannato i convenuti a liquidare alla Bcc Tuscia la somma di 1.550.976 euro (capitale iniziale al 2008), rivaluta sino al giugno 2012. Da qui la cifra complessiva di 1.831.689 euro oltre alle spese processuali (oltre 26mila euro).
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