Viterbo. Lotta al Covid, anche l’Università degli studi della Tuscia fa ricerca

Viterbo. Lotta al Covid, anche l’Università degli studi della Tuscia fa ricerca
di Carlo Maria Ponzi
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Venerdì 1 Maggio 2020, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 14:00
Individuare un nuovo alfabeto chimico che il nuovo coronavirus non è in grado di decifrare per mettere a punto farmaci in grado di bloccare il virus. Questo l'obiettivo del progetto di ricerca «Originale Chemiae in Antiviral Strategy», finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca.
 
Il progetto è coordinato da Raffaele Saladino, docente di Chimica organica al Deb (dipartimento di Scienze biologiche ed ecologiche) dell'università della Tuscia, e coinvolge le università di Parma, di Perugia, di Siena, La Sapienza e Tor Vergata a Roma. Il fine del progetto è utilizzare un approccio innovativo basato sulla chimica prebiotica che è all'origine della vita sulla Terra, per sviluppare una terapia antivirale che possa essere efficace su diverse famiglie di virus.
 
«Il progetto – spiega Saladino - era partito poco prima dei casi di infezione da nuovo coronavirus noti ed era dedicato a più famiglie di virus, ma ora abbiamo deciso di implementare e focalizzare gli sforzi della ricerca per identificare nuovi farmaci attivi anche sul nuovo coronavirus, grazie anche alla presenza nel consorzio di laboratori di ricerca virologici con un livello di competenza e sicurezza adeguato per lavorare sul coronavirus Sars -CoV-2».
 
Perché chiedere aiuto alla chimica prebiotica? “Perché – continua Saladino - ha fornito i mattoni per la nascita della prima cellula, che viene chiamata Luca. L’idea è che alcuni di questi mattoni siano rimasti incompiuti, che hanno avuto sin dagli albori un rapporto parassitario con le cellule viventi». Questo rapporto è basato su un linguaggio chimico comune che utilizza lo stesso alfabeto di composti chimici per la loro replicazione. La modifica in laboratorio della chimica prebiotica, secondo Saladino «potrebbe permettere di individuare un nuovo alfabeto chimico che il virus non è in grado di decifrare, bloccando così la sua replicazione».
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