Rifornimenti di cocaina per la piazza di Viterbo, condanne per la banda degli albanesi

Rifornimenti di cocaina per la piazza di Viterbo, condanne per la banda degli albanesi
di Maria Letizia Riganelli
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Lunedì 2 Maggio 2022, 05:50

Spaccio all'ingrosso e vendita al dettaglio. Si chiude con cinque condanne il processo - con rito abbreviato, sconto di un terzo della pena - agli albanesi finiti al centro dell'operazione Underground. Il gip del Tribunale di Roma, Francesca Ciranna, ha inflitto 6 anni e 6 mesi a Renato Hasa; 4 anni e 4 mesi a Julian Tare; 5 anni e 4 mesi a Bledar Shtembari; 10 mesi a Stefania Pegu e Stefano Petti, non considerati organici alla banda ma semplici corrieri. Assolto Domenico Pennacchietti, 40enne di Vitorchiano, in misura cautelare al termine delle indagini.

«Le limitate dimensioni della zona e della piazza di Viterbo - spiega la giudice nella sentenza - hanno consentito un effettivo controllo del mercato della spaccio, con un'attività di cessione anche al dettaglio svolta quotidianamente e in maniera tale da consentire la disponibilità di droga per fare fronte alla richiesta del mercato al minuto. Significativi i sequestri effettuati dai carabinieri durante le indagini avevano una clientela stabile e acquisita. È emersa l'esistenza di una struttura stabile, delineata da precise linee gerarchiche».

In totale furono 23 le persone indagate nell'operazione Underground. Molti di loro hanno già chiuso i conti con la giustizia. Dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo il gruppo di albanesi, in maniera organizzata, importavano cocaina dal Belgio e poi, attraverso una rete di pusher, la immettevano sul mercato di Viterbo e di altri centri della Tuscia, come Canepina e Vignanello.

A far scattare l'operazione fu la denuncia di un cittadino macedone che, a settembre 2015, disperato e assai impaurito, si rivolse ai carabinieri.

Dicendo di essere stato vittima di una violento pestaggio e di un sequestro di persona per estorsione. L'uomo, dopo aver ammesso di essere in un contesto di traffico di stupefacenti, autoaccusandosi di spaccio, raccontò del gruppo di albanesi dai quali si era rifornito di sostanze. Ma questi lo avevano prelevato con l'inganno e portato in una zona di campagna e picchiato selvaggiamente per non aver onorato un debito di droga.

L'attività di occultamento e preparazione della droga era particolarmente sofisticata. Lo stupefacente giunto a Viterbo veniva tagliato, suddiviso in dosi e posto in barattoli di vetro con riso per preservarlo dall'umidità. I contenitori, quindi, venivano interrati in zone di campagna. I carabinieri hanno potuto costatare la purezza della cocaina. Ne hanno prelevato alcuni barattoli sostituendo la droga con farina, ottenendo due risultati: accertare che lo stupefacente era puro al 90%; seminare sospetti tra gli indagati, che per mesi hanno continuato a chiedersi dove fosse finita la droga.

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