Scuola, nella Tuscia tornano le gite scolastiche: molte di un giorno, solo per le 5° con la notte fuori

Ragazzi in gita
di Federica Lupino
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Lunedì 25 Aprile 2022, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 14:19

Sino al 31 marzo, le norme in vigore per contrastare la diffusione della pandemia consentivano di pianificare spostamenti da zona bianca a zona bianca, ma non derogavano all'obbligo di possesso del Green Pass anche da parte degli studenti per accedere a mezzi di trasporto, strutture ricettive o museali. Dal 1° aprile, però, tutto (o quasi) è cambiato: grazie alla cancellazione del "sistema a colori" e all'allentamento delle misure anti-Covid, è sicuramente molto più semplice programmare un viaggio di istruzione.

Ma, anche qui, lo è solo su carta: le gite scolastiche, infatti, non sono appuntamenti da improvvisare. Necessitano di diversi passaggi burocratici e la fine dello stato di emergenza, così in là nell’anno scolastico, in diversi casi ha limitato il margine d’azione degli istituti scolastici. Non solo: una parte delle restrizioni è rimasta in vigore. Il risultato? Molte scuole del Viterbese hanno optato per tour di un solo giorno, senza pernotto. Poche hanno osato di più, con soggiorno per due-tre giorni. Ma di viaggi all’estero nemmeno l’ombra.

Al liceo scientifico Ruffini di Viterbo il ritorno alla normalità ha anche il sapore del viaggio di istruzione. “Le quinte, alcune quarte e terze – racconta la dirigente scolastica, Claudia Prosperoni – sono partite o sono in procinto di farlo. Nella maggioranza dei casi, si tratta di visite di un giorno, a Roma ad esempio, o in altri siti di interesse che non distano molto, come le Grotte di Frasassi”. Per i più grandi, quelli che a giugno si cimenteranno con gli esami di maturità, la scelta è stata diversa: “Abbiamo optato per viaggi di istruzione di tre giorni, sempre in Italia”.

La reazione degli studenti? “Entusiasta. I ragazzi sono molto contenti di riprendere le attività normali. E infatti in maggioranza hanno partecipato.

La loro voglia di tornare alla vita prima della pandemica – conclude Prosperoni – è enorme e li ha spinti ad aderire senza remore”. Al liceo Buratti di Viterbo è stata invece intrapresa una strada più prudenziale. “Siamo ripartiti – spiega la dirigente Clara Vittori – con gite di un giorno. Parlo di alcuni viaggi a Roma, oppure in altre destinazioni del Lazio, sempre senza pernotto”. I motivi di questa scelta sono molteplici. “Innanzitutto – prosegue la preside – organizzare viaggi di studio significa preparare bandi di gara, aggiudicarli, deliberare. Un’organizzazione che richiede tempo e non può essere improvvisata”.

Considerato che la fine dello stato di emergenza è stata ufficializzata dal 1° aprile, i tempi sono stati ritenuti troppo stretti. Ma non c’è solo lo scoglio burocratico ad aver accorciato le gite. “Il protocollo scolastico – ricorda la preside Vittori – prevede ancora il distanziamento. Non capisco come sia possibile far pernottare i ragazzi fuori: significherebbe condividere la stanza da letto. Mentre sui bus o in aula va mantenuta la mascherina, così non è mentre si dorme. Quindi, per me, non esistono al momento le condizioni per viaggi che durino oltre un giorno”. 

E poi c’è la questione di cosa succederebbe qualora uno dei ragazzi in gita manifestasse la febbre. “A quel punto cosa si farebbe? Tutto troppo complicato per rischiare. I ragazzi – assicura – lo hanno capito e sono contenti di andare fuori insieme per un giorno”. Vittori infine racconta che alcuni  studenti delle quinte si stanno organizzando in autonomia per stare fuori il fine settimana: una sorta di gita fai-da-te, al di fuori del circuito scolastico. A cui gli alunni maggiorenni, dopo due anni di pandemia, non intendono rinunciare.

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