Un imprenditore viterbese ridotto sul lastrico e che sarebbe stato costretto a pagare tassi “maggiorati” pur di avere un prestito. «Io non ero un buon pagatore quindi per avere un prestito Califano mi ha applicato tassi più alti. Mi ha dato in totale 35mila euro e io ne avrei dovuti restituire 40mila in due mesi – racconta -. Abbiamo fatto il primo scambio nel suo ufficio, in banca. Poi mi consegnava le buste con i soldi nel mio negozio in centro. A volte c’erano anche dei fornitori. Ovviamente prima di darmi i soldi pretese delle cambiali in bianco dal valore di 40mila euro».
L’indagine “Senza tregua” dei poliziotti della Squadra mobile parte all’inizio del 2013, dalla denuncia di un’altra imprenditrice viterbese ritrovatasi a pagare interessi di oltre il 200 per cento, su base annua, per un prestito di poche migliaia di euro. Secondo l’impianto accusatorio della Procura, Antonio Pasquini, tramite il suo impiego in banca, avrebbe adescato imprenditori in difficoltà per poi “affidarli” a Califano.
Nella prossima udienza parola alle difese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA