La Free Time insiste: «Le terme alle Masse vanno smantellate»

La Free Time insiste: «Le terme alle Masse vanno smantellate»
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Domenica 21 Aprile 2019, 17:13
«Ce ne hanno fatte troppe, andiamo avanti». Secondo Fabio Belli della società Free Time, che lì detiene la concessione mineraria dell'acqua termale, per le Masse di San Sisto non c'è scampo: quello dell'altro giorno è stato solo uno stop&go dovuto alla rinuncia dell'ausiliario custode, il geologo Giuseppe Pagano. Ma c'è già il nome del sostituto e soprattutto c'è l'ordinanza del giudice Federico Bonato che non ammette trattative. Né da parte della società, né del Comune.

Pagano ha deciso di tirarsi indietro dopo le accuse di conflitto di interessi da parte dell'associazione Le Masse. Più che altro per quieto vivere, perché in ogni caso avrebbe dovuto mettere in pratica una sentenza. Al suo posto è stato nominato un altro geologo, Giancarlo Bruti. Il quale presumibilmente ai primi di maggio prenderà in mano la situazione e farà un sopralluogo sul posto. La Free Time, che sta realizzando un complesso termale lì vicino, non ha però in programma di rimodulare la propria posizione.

«Noi dice Belli - andiamo avanti nel nostro percorso, non abbiamo intenzione di tornare indietro. Ci dobbiamo comunque confrontare con tutti i soci, ci sarà una riunione aziendale. E ci dovremo confrontare anche con l'ausiliario custode per fare il punto della situazione». Finora l'accesso alle Masse e ai servizi è stato possibile con una tessera di iscrizione all'associazione, da 30 euro annui. Sono oltre 12mila i soci a oggi: un termalismo praticamente a costo zero, fulcro delle rivendicazioni di quanti l'altro giorno hanno protestato per la possibile chiusura.

In quell'occasione il sindaco Giovanni Arena ha cercato di fare da mediatore, promettendo il possibile per mettere le parti coinvolte intorno a un tavolo.

«Ma la sua proposta continua Belli non è attuabile, perché è coinvolto anche il Comune», che deve attivarsi per la demolizione dei manufatti abusivi. E se il professionista incaricato può rifiutarsi per essere poi sostituito, come appunto accaduto, questo non è concesso alla pubblica amministrazione. Che deve pure procedere in danno, ovvero rivalendosi successivamente sull'associazione Le Masse.

Concetto ribadito anche da Belli: «Siamo dell'idea di portare avanti l'ordinanza, non potremmo fare altro. L'ordine non è nostro, ma del giudice: al custode per eseguirla conclude e al Comune per la demolizione».
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