Le imprese chiedono aiuti straordinari. Confcommercio: «Tempi di ripresa non calcolabili»

Le imprese chiedono aiuti straordinari. Confcommercio: «Tempi di ripresa non calcolabili»
di luca telli
2 Minuti di Lettura
Martedì 17 Marzo 2020, 08:15
«Stiamo seguendo costantemente le aziende. La situazione? Disastrosa è dire poco». Giancarlo Bandini, segretario generale di Confimprese, vede un futuro prossimo a tinte fosche per le aziende dalla provincia, toccate duramente dall’emergenza Coronavirus.

Le forze messo in campo dal Governo potrebbero non bastare. «Oltre che di alleggerimenti fiscali e proroghe ai pagamenti c’è bisogno di mettere denaro fresco nella macchina – continua Bandini – le aziende hanno bisogno di liquidità. Senza, ripartire è impossibile».

Stop alle imprese che si potrebbe tradurre in un crollo dell’occupazione, ulteriore disco rosso per la crescita. «Un dato ci dice che, se la crisi dovesse proseguire oltre un certo numero di mesi, c’è la possibilità di una boom di disoccupati – continua Bandini -  salirebbero in doppia cifra, una catastrofe ancora più grande».

Per uscirne, la strada passa, secondo il segretario di Confimprese, da una rinnovata e più profonda coscienza sociale: da una spesa ponderata e all’interno del tessuto urbano. «Una volta passata l’emergenza, quando si tratterà di far ripartire i consumi, bisognerà scegliere con raziocinio – aggiunge – preferire il negozio di prossimità e le imprese locali. Dal negozio di alimentari, all’artigianato. Solo così ne usciremo».

Il punto interrogativo è l’arco temporale. Il ‘Quando’ che non lascia dormire sonni tranquilli a nessuno, specialmente gli imprenditori del settore turistico e della ristorazione: bar, pizzerie, pub e quant’altro, quelli colpiti più duramente con raffiche di disdette e chiusure obbligate.

«Sappiamo già da ora che non sarà per niente facile – dice Antonio Posati, titolare di un pub che occupa 36 persone e presidente di Confcommercio – la data del 3 aprile infatti è una linea di demarcazione nominale, prima di riprendere il ritmo ci vorranno mesi. Con il treno di Pasqua compromesso, e il trend del mese di maggio che potrebbe non essere diverso, la speranza è che da giugno si torni a
lavorare. Purtroppo non possiamo fare niente, solo aspettare».

A testimoniare la difficoltà del momento, Mario Di Dato, uno dei tanti ristoratori viterbesi costretti a serrare i cancelli. «Dopo una settimana anche un'ottimista come me questo colpo lo sente – scrive sulla sua pagina Facebook - Non ho grandi presagi, la vedo lunga e in salita. La ripresa sarà lentissima per chi resiste e non salta in aria».
© RIPRODUZIONE RISERVATA