I nuovi poveri della Tuscia, l'allarme della Cisl: "Pensionati e famiglie non arrivano a fine mese"

I nuovi poveri della Tuscia, l'allarme della Cisl: "Pensionati e famiglie non arrivano a fine mese"
di Federica Lupino
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 18:33

C’è il pensionato che fino a qualche mese fa riusciva ad aiutare il figlio precario e che ora non ha più la possibilità di farlo. C’è quello che, con un assegno mensile di 1.200 euro dopo una vita di lavoro, prima riusciva a vivere serenamente e, magari, persino a mettere da parte un centinaio di euro a fine mese, mentre adesso ha problemi a pagare le bollette. “Da noi è un continuo via vai. Di anziani che cercano una dritta su come ricevere un aiuto, ma anche di famiglie che hanno paura del futuro”, racconta Fortunato Mannino, segretario della Cisl di Viterbo.

Proprio ieri, nella sede del sindacato si è presentata una donna. “Il marito guadagna circa 1.500 euro. Hanno due figli e un affitto da pagare. Adesso non ce la fanno più a far tornare i conti a fine mese. Ci sono le spese fisse, come casa e bollette, che si portano via da sole due terzi dello stipendio. Il resto – racconta il sindacalista – va centellinato tra acquisto di cibo e scuola. Sperando sempre di non aver bisogno di un medico. Mi ha detto se potevamo aiutarla a trovare un lavoretto, qualunque cosa anche a ore, pur di arrotondare un po’”. E non si tratta di un caso isolato. 

A chiedere aiuto sono decine di persone a settimana. “Un padre di famiglia – continua Mannino – mi ha chiesto se riuscivo a dargli una mano a trovare una stufa a legna a poco, così avrebbe potuto scaldarsi nei mesi invernali. Non si potrà permettere di accendere i termosifoni ma con tre figli piccoli come può gestire l’inverno alle porte? I più fortunati, quelli che negli anni scorsi sono riusciti a mettere da parte un po’ di risparmi ora devono attingervi per bollette e spesa, con un carrello che si fa sempre più pesante ma sempre più vuoto".

Chi non ha nulla accantonato, se la sta vedendo davvero dura.

“Mai ho assistito a una crisi tanto profonda. I più anziani – prosegue – temono di tornare indietro a quando erano bambini, con la difficoltà di mettere insieme il pranzo e la cena. Se non si metteranno subito in campo politiche serie contro la speculazione e a difesa del potere di acquisto centinaia di famiglie finiranno sul lastrico, andando a ingrossare le fila dei nuovi poveri. E il pericolo della stagflazione si fa sempre più concreto”.

Che il potere di acquisto e, con esso, anche i risparmi siano erosi con ritmo forsennato dall’inflazione lo dimostra anche l’ultimo studio della Cgil di Mestre secondo cui “la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione”. In questo quadro, la provincia di Viterbo si piazza 83esima su 107: i depositi delle famiglie a dicembre del 2021 ammontavano a 4.826 milioni di euro. La perdita stimata del potere di acquisto per l'anno in corso è di ben 386 milioni di euro, frutto di una inflazione all’8% che si sta mangiando anche i risparmi dei viterbesi.

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