Giuseppe Trovato, un mafioso contro Piero Camilli

L'arresto della banda di Trovato e Rebeshi
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Sabato 19 Settembre 2020, 09:50
Giuseppe Trovato esprime tutto il suo essere mafioso nella tentata estorsione a Piero Camilli.

Chiare le parole della gup del Tribunale di Roma che spiega il motivo. 

«Si precisa  - scrive -  che l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso è dato anche dall’atteggiamento della persona offesa che terrorizzata non ha presentato denuncia né richiesta di intervento alle forze dell’ordine, pure a fronte di una situazione e di modalità di richieste obiettivamente insostenibili. Per altro va segnalato che lo stesso Trovato si sia comportato nei confronti di Piero Camilli da mafioso ostentando in maniera evidente e provocatoria  una condotta intimidatoria e coartatrice tipica delle organizzazioni mafiose e rivendicandone l’appartenenza».

Per capire come Giuseppe Trovato sia arrivato a Camilli è necessario un passo indietro. Il capo della mafia viterbese, che ha collezionato decine di vittime, non sceglie a caso gli obiettivi. Colpisce se qualcuno pesta i piedi, ostacola affari. 

Piero Camilli entra nella storia della mafia viterbese per un contenzioso civile. L’imprenditore viterbese negli anni passati ha avuto diversi scontri civili con una famiglia di allevatori per un terreno. Scontri finiti diverse volte davanti a un giudice civile.

Secondo Giuseppe Trovato la querelle sarebbe terminata grazie a lui. E di questo voleva un riconoscimento.

«L’intervento di Giuseppe Trovato - spiega la giudice nelle motivazioni della sentenza di primo grado - nell’interesse del Camilli sulla controparte aveva carattere illecito e di ciò è ben consapevole». Il capo del sodalizio per rimarcare le sue pretese arriva fino nell’ufficio di Acquapendente di Camilli.

«Possiamo parlare qua non è che ci sono le cimici no?  - dice il calabrese - Che io sto venendo per cose giuste, ma voglio essere ripagato, perché io interpellato persone e voglio essere ringraziato».

Non solo, nell’avanzare la richiesta di una ricompensa lascia intendere che in caso di un rifiuto avrebbe subito ritorsioni. 

«In sostanza  - scrive ancora la giudice - deve ritenersi, sulla base degli elementi acquisti nel corso del contenzioso, forse anche a seguito delle minacce ricevuti sull’intervento delle famiglia di ‘ndrangheta, abbia richiesto l’intervento di altre persone ed evidentemente dopo il pagamento della ricompensa al gruppo si è scatenata la lite tra intervenuti per la suddivisione della somma di denaro elargita dall’imprenditore».

Che alla fine di questa storia qualcosa sarebbe andato male Giuseppe Trovato lo sentiva. Pochi giorni prima dell’attentato, fallito, al figlio di Camilli trova davanti alla saracinesca del suo negozio una carta da gioco: il sei di bastoni. E’ certo che significhi qualcosa di brutto e chiede al cugino il significato: ostilità e scorrettezza.
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