Frutta e verdura, prezzi ancora bollenti: quasi 3 euro per un chilo di insalata

Frutta e verdura, prezzi ancora bollenti: quasi 3 euro per un chilo di insalata
di Luca Telli
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Lunedì 13 Marzo 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 20:52

Prezzi di frutta e verdura ancora bollenti e da Coldiretti arriva l’allarme: «nel 2022 il consumo pro capite è crollato dell’8%». Dalle mele, ai broccoli, dalle arance all’insalata la corsa iniziata un anno fa nelle settimane immediatamente successive lo scoppio del conflitto in Ucraina, ed il boom dei costi di fertilizzanti ed energia, non sembra destinata ad arrestarsi nonostante il raffreddamento dell’inflazione, in discesa nel prio mese dell’anno.

Una scure che si abbatta sui consumatori e che non risparmia né i supermercati tradizionali né i soft discount più convenienti dei quali risultano i mercati di quartiere e quei negozi di prossimità che puntano quasi per intero sul prodotto locale. Tra i prodotti orticoli sono pochi a salvarsi dai rincari: l’insalata delle varietà indivia riccia nei supermercati tradizionali tocca il prezzo di 2,75 euro al kg, sopra il vecchio massimo di 2.70 registrato a dicembre. Corre anche il radicchio , quasi 3 euro in media. Stabile, ma sempre alto sul 2021, il prezzo di broccoli, verze e cavolfiori: verdure di stagione (di cui la Tuscia è produttrice tra Viterbo e Tarquinia), che vengono proposti sul bancone tra i 2 euro ed i 2,40, salvo particolari offerte settimanali in cui il prezzo crolla del 30%.

Le oscillazioni maggiori si registrano per arance a banane. A parità di qualità gli agrumi vanno da 1,50 euro al kg fino a 3,48 (con il top di gamma che superare i quattro euro); mentre le banane vanno da 1,19 (coltivate in produzioni intensive) a 2,98 di quelle biologiche (un anno fa nello stesso periodo era quasi la normalità un prezzo sotto l’euro).

Vicini ai massimi estivi le zucchine romanesche, 5,50 euro al kg, mentre più economiche quelle scure il prezzo medio delle quali si attesta sotto i 3 euro.  Costi, poi, sopra le media per le pere e le mele (il prodotto più consumato in Italia) dove l’alta varietà e la capacità di resistere a lungo al deperimento consente una variazione dei prezzi da 0,99 (mercati di quartiere) del prodotto locale, ai 2,60 euro dei supermercati.

Sul problema del caro prezzi le associazioni datoriali, Confagricoltura e Cia, avevano puntato il dito contro la grande distribuzione e sulla necessità di controlli più serrati per evitare rincari fuori controllo dal campo allo scaffale.

Sulla questione offre uno spunto anche Coldiretti che, in una nota, spiega come: «Sul settore pesano i rincari energetici che spingono i costi correnti per la produzione della frutta che arrivano ad aumentare del 42% con un impatto traumatico sulle aziende agricole». E non solo perché «a colpire la filiera è anche la concorrenza sleale delle produzioni straniere con la frutta Made in Italy stretta nella morsa del protezionismo da un lato e del dumping economico e sociale dall’altro».

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