Estorsione mafiosa, la procura chiede 15 anni per i fratelli Rebeshi

Ismail Rebeshi
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 17 Gennaio 2024, 05:20

Di nuovo sulla “graticola” i fratelli David e Ismail Rebeshi. Questa volta ad aggravare la loro posizione, il primo è ai domiciliari il secondo al 41 bis per mafia, è la richiesta del procuratore generale durante l’udienza d’appello per il processo sull’estorsione mafiosa. Il procuratore ieri mattina ha chiesto 15 anni di carcere per ognuno, tentando di ribaltare la sentenza di primo grado del Tribunale di Viterbo. Il processo è quello che ha visto il capo di mafia viterbese Ismail uscire da innocente.

Entrambi gli albanesi erano inizialmente accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver - col concorso di altri 3 ventenni albanesi già condannati in via definitiva per estorsione mafiosa - estorto denaro a due imprenditori viterbesi che avevano contratto debiti con Ismail. Quest’ultimo fu indagato come mandante. Per la Dda di Roma sarebbe stato proprio lui a chiedere al fratello di recuperare quelle somme e lo avrebbe fatto mentre era ristretto in carcere tramite telefonate e mail intercettate dagli inquirenti.

Per questi fatti, una estorsione consumata e una tentata, la Procura aveva chiesto 12 anni e mezzo di carcere per entrambi i fratelli. Il collegio del Tribunale di Viterbo però ha assolto Ismail e condannato David per estorsione “semplice”, non riconoscendo l’aggravante mafiosa.

David oltre ai 5 anni di condanna è stato anche “punito” con l’espulsione dal territorio nazionale. Ieri il procuratore generale ha chiesto il rigetto del ricorso presentato dall’avvocato Roberto Afeltra, che difende entrambi i fratelli Rebeshi, e l’accoglimento di quello presentato dal sostituto procuratore della Dda Fabrizio Tucci che aveva chiesto di rivedere l‘intera sentenza, soprattutto quella relativa all’assoluzione di Ismail e quella sull’aggravante mafiosa non riconosciuta dal collegio del Tribunale di Viterbo. La sentenza l’8 febbraio.

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