E la Viterbese “presta” la coppa allo storico tifoso Alfredo. «Grazie alla società per questa emozione»

La coppa nel negozio di Alfredo con il diggi Foresti
di Marco Gobattoni
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Giovedì 16 Maggio 2019, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 09:07
Dentro il calcio ci sono storie che hanno il diritto di essere raccontate, perché in fine dei conti lo sport più amato dagli italiani è semplicemente uno specchio della vita quotidiana. E quando il vissuto diventa esempio da cui prendere spunto è sempre un bene.

La storia da raccontare è semplice: Alfredo Lucaccioni, in arte il Barbieretto come è conosciuto da tutti a Viterbo, ha 54 anni e sta combattendo una partita con la vita che vale molto di più dei tre punti domenicali. Questa battaglia però la sta affrontando con tante persone al proprio fianco e con una passione che lo accompagna da tutta la vita. Alfredo è uno dei tifosi storici della Viterbese: oltre quaranta anni di abbonamento e i colori gialloblù come ragione di vita.
Il gol di Atanasov, che ha regalato alla Viterbese la storica Coppa Italia, ha fatto esplodere e commuovere moltissimi tifosi: Alfredo racconta la serata come fosse il giorno del matrimonio, ma per lui il bello è arrivato anche dopo. Con un gesto di grande sensibilità infatti la famiglia Camilli e la Viterbese tutta, hanno deciso di prestargli per due giorni il trofeo della Coppa Italia. La sua bottega a Largo Igino Garbini, come ama chiamare con una vena romantica il suo negozio da barbiere nel tempo dei moderni coiffeur, ha esposto per due giorni il prezioso cimelio, con gli avventori che hanno posato e baciato quello che per Viterbo è stato il simbolo di un riscatto.

“Questi per me sono giorni difficili, ma la Viterbese ha alleviato tutto – racconta con orgoglio ed emozione Alfredo – la coppa me l’ha portata il direttore generale Diego Foresti e quando l’ho vista avrei voluto piangere. Con la famiglia Camilli ho un rapporto di grande amicizia e questo gesto non fa che accrescere la mia stima nei loro confronti”.
La storia del Barbieretto è strettamente collegata a quella del club di via della Palazzina: papà Fulvio ha sempre avuto la tessera gialloblù in tasca ed ha trasferito la passione al figlio Alfredo che da oltre quaranta anni occupa lo stesso posto sulle tribune del Rocchi.

“Il mio amore per i colori gialloblù è nato negli anni 70: era la Viterbese di Cenci e Calcagni. Mio padre mi riportava a casa tra il primo ed il secondo tempo e ancora oggi occupiamo gli stessi posti allo stadio. Il suo abbonamento adesso lo fa mia moglie Carla: per noi la Viterbese è una questione di vita”.

La bottega sembra un museo dedicato alla sua fede: sciarpe, bandiere, maglie e innumerevoli foto; questo gli fornisce forza per combattere anche la sfida con quella malattia che lo tormenta da quattro anni. “Le uniche volte che non sono andato allo stadio ero ricoverato in ospedale – quasi si scusa Alfredo – lunedì 3 giugno sarò a Milano per dei controlli e guardando il calendario ho visto che perderei la gara di ritorno dei quarti di finale playoff”.
Si perché Alfredo sente che quest’anno nell’aria c’è qualcosa di magico. “Il dio del calcio come dice il presidente ci ha premiato: la serie B non è impossibile”. Con tifosi forti come Alfredo squadra e città possono raggiungere qualsiasi traguardo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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