«Lo stato eccezionale del materiale rinvenuto dipende, con tutta probabilità, dal fatto che esso fu gettato intenzionalmente in occasione di una plausibile ristrutturazione della villa o di una sua parte. Questo avvenne in un momento cruciale della storia romana, durante l’impero di Nerone, per cui il contesto di reperti portati alla luce costituisce uno dei pochi confronti che si possono istituire con quanto noto a Pompei», fanno sapere dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale.
Dei risultati della campagna si parlerà a Civitella d'Agliano sabato pomeriggio (appuntamento alle 16 nel palazzo della cultura Vittorio Brunelli), alla presenza della soprintendente Margherita Eichberg, del sindaco Giuseppe Mottura, di Marcello Spanu docente dell’Università degli Sudi Roma Tre e del funzionario archeologo responsabile del territorio Maria Letizia Arancio.
Il progetto di scavo in località Spoletino-Torricella, finalizzato alla valorizzazione di un’area ancora poco nota scientificamente per quanto riguardal’età romana e poco sviluppata dal punto di vista turistico-culturale, nasce nell’ambito di un protocollo d’intesa stipulato nel 2014 tra la Soprintendenza, l’Università degli studi di Roma Tre e il Comune di Civitella d’Agliano per lo svolgimento di ricerche archeologiche intensive ed estensive nel territorio. «Le ricognizioni effettuate hanno dimostrato come questa zona fosse, in epoca romana, intensamente utilizzata sia per le attività agricole sia per la produzione di ceramica. Essa era inoltre - continuano dalla Soprintendenza - costellata di ville prestigiose, la cui funzione era connessa direttamente con lo sfruttamento del territorio e con l’approvvigionamento di Roma stessa, facilmente raggiungibile tramite una via privilegiata di comunicazione: il Tevere».
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