È il termine dato dal Tribunale del capoluogo della Tuscia alla donna di 38 anni, dopo che il primo tentativo degli assistenti sociali di prelevare la piccola è andato a vuoto. La scorsa settimana, nell'abitazione della famiglia della mamma, nell'Oristanese, erano arrivati anche i carabinieri, mentre gran parte della comunità era scesa in piazza per impedire che bimba fosse prelevata e per esprimere la solidarietà alla donna. Ora i giudici insistono e si rivolgono agli assistenti sociali: dovranno andare, nei prossimi dieci giorni, due volte al dì dalla mamma per convincerla a lasciare la figlia.
Tutto questo, spiega il tribunale, per evitare una esecuzione forzata. La segnalazione arriva dal leader di Unidos Mauro Pili, che rivolge anche un appello al Tribunale dei minori di Cagliari. «Dopo il provvedimento del giudice la vicenda rischia di trasformarsi in un dramma irreparabile per una povera creatura, che verrebbe strappata alla madre solo perché vive a casa dei genitori nel piccolo centro nel cuore della Sardegna».
Il problema è proprio la distanza. Anche volendo ottemperare alla decisione del giudice la donna si troverebbe nell'impossibilità economica di trasferirsi nel Lazio e di poter fare visita alla bambina nei giorni in cui le è consentito.
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