Acqua, dopo l'arsenico e i fluoruri è allarme uranio: la Regione stanzia 200mila euro per Ronciglione

Acqua, dopo l'arsenico e i fluoruri è allarme uranio: la Regione stanzia 200mila euro per Ronciglione
di Federica Lupino
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Sabato 29 Luglio 2023, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 15:16

Prima vennero l’arsenico e i fluoruri. Adesso ci si mette anche l’uranio. A monte di quella che si prospetta come l’ennesima bomba ad orologeria sulle acque potabili del Viterbese, c'è il decreto legislativo di febbraio 2023 che ha recepito la nuova direttiva europea 2020/2184. Direttiva che rivede i parametri chimici, con la modifica dei livelli ammessi ma soprattutto con l’introduzione nell’elenco di nuove sostanze. Tra le principali modifiche, il valore dell’uranio che nelle acque destinate al consumo umano è fissato in 30 µg/L. Si tratta di un elemento radioattivo, il cui pericolo nei confronti della salute è dovuto alla tossicità, provoca disturbi renali ed è considerato un potenziale cancerogeno.

Il primo caso legato a questo parametro è scoppiato a Ronciglione. La Regione Lazio ha appena deliberato lo stanziamento di 200mila euro a favore di Talete, società che gestisce il servizio idrico integrato, proprio “per la realizzazione di opere relative all'abbattimento del valore, fuori norma, di uranio nelle acque potabili” nel comune governato dal sindaco Mario Mengoni.

A chiede l’intervento sono stati ad aprile sia la spa che “nel confermare le attività di revampig (ammodernamento, ndr) degli impianti di potabilizzazione, segnalava il rinvenimento della presenza di uranio,

fuori limite, nelle acque destinate ad alimentare la rete pubblica cittadina, in precedenza non riscontrato”, sia il Comune che ha chiesto “una serie di campionamenti e analisi di controllo, sulla fonte Chianello (parametri di ferro ed uranio)” e, ottenuti i risultati, ha formalizzato “ una specifica richiesta di fondi finalizzati alla realizzazione di un impianto per l’abbattimento del parametro di uranio non conforme alla legge sulle acque destinate al consumo umano”.

La Regione, considerata anche la procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea, ha ribadito che rimane “prioritaria l’azione volta a garantire il rientro dei parametri di arsenico e fluoruri all’interno delle acque destinate al consumo umano” e “occorre evitare che si procrastini la possibilità del mantenimento dell’ordinanza di non potabilità nel territorio del comune di Ronciglione”.

Ha quindi accettato la richiesta di finanziamento per realizzare un ulteriore impianto affinché sia “immediata l’azione da parte del soggetto gestore del servizio idrico integrato nel ripristinare tutti i parametri di legge all’interno dei valori ammissibili”.

Nei giorni scorsi, il comitato “Non ce la beviamo” aveva scritto alle istituzioni nazionali, regionali ed europee per sollecitare urgenti risposte al problema della potabilità delle acque ad uso umano nella Tuscia, anche in relazione alla misurazione dell’uranio. Lo stesso appello è arrivato dall’associazione Medici per l’Ambiente. La dottoressa Antonella Litta, per conto dell’Isde, ha esplicitato che “risulta necessario, al fine di proteggere la salute umana e in particolare quella delle donne in gravidanza e dei bambini, conoscere anche i livelli di uranio nelle acque ad uso potabile e anche in quelle ad uso irriguo, in quanto può entrare e contaminare tutta la catena alimentare”.

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