Coronavirus, Rezza: «Ripresa campionato? Da romanista manderei tutto a monte...». E' bufera social

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Sotto il camice dello scienziato batte un cuore, giallorosso. Il professor Rezza è contrario alla ripresa del campionato, non solo per motivi medici ma anche per la sua fede sportiva. «Da romanista manderei tutto a monte...» evidentemente preoccupato per la posizione in classifica della Lazio che è impegnata nella lotta scudetto. Un sorriso strappato a questi giorni particolarmente difficili. Quella che però doveva essere una battuta, si è trasformata presto in polemica soprattutto sui social.

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La frase del direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss) non è piaciuta ai tifosi laziali. Ma anche a chi di calcio non se ne intende molto. "‪In una conferenza stampa in cui chi parla annuncia che, purtroppo, abbiamo superato i 20.000 morti per coronavirus, per decenza dovrebbe evitare l’ironia, su qualsiasi argomento" si legge su Facebook. Altri però difendono il professore che, dopo la battuta, ha motivato la sua contrarietà alla ripresa del campionato attraverso certezze prettamente scentifiche, spiegando la difficoltà di gestire il rischio trasmissione Coronavirus in uno sport "di contatto". Un utente, appunto, dà ragione a Rezza: «Vi assicuro che è stato un flash, dietro opportuna domanda di un giornalista circa la possibilità di riaprire la stagione sportiva ... non infierite su Rezza, è sempre molto professionale e non ha manie di protagonismo come tanti altri».

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Subito dopo la conferenza stampa presso la Protezione Civile, e le parole di Rezza sul campionato, è arrivata la risposta del portavoce della Lazio: «Alle volte il tifo colpisce anche gli scienziati e dà alla testa... Scienziati che sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero un modo per fronteggiare efficacemente il virus». Arturo Diaconale commenta così all'Adn Kronos le parole del direttore del dipartimento malattie infettive dell'Iss: «Gli scienziati facciano gli scienziati e non i tifosi. E sarebbe davvero auspicabile - conclude Diaconale - che, invece di alimentare polemiche calcistiche di cui non si sente il bisogno, si dedicasse ogni energia alla ricerca di una cura o di un vaccino che possa arrestare il contagio».


(a cura di Cristiano Sala)