Armani Privè, la sfilata a Parigi: rose, chiffon e pizzi creano look da diva

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di Anna Franco

A vedere le proposte dell'alta moda autunno/inverno firmata Armani Privè, che sfila a Parigi tra un pubblico che vede in prima fila Emma Thompson, Kate Hudson, Felicity Jones, Alessandra Ambrosio ed Ettore Ferri, non si direbbe, ma Giorgio Armani lo afferma senza mezzi termini: «Mi sento a disagio. E non so se continuare a presentare la mia collezione di alta moda qui». Oppure, lascia intendere, pensare a un evento nella sua Milano. «Sono perplesso: salvo un paio di nomi, mi sembra che le altre maison non facciano davvero couture. Non vedo più la Parigi che ricordo. L'alta moda non è più la stessa, si è abbassata, non è più prodotto esclusivo per signore che amavano distinguersi. Insomma, non noto una grande ricerca e mi spiace, perché mi trovo fuori luogo e perché mi piacerebbe potermi confrontare con colleghi che propongono grandi cose e che mi spronerebbero a fare sempre di più. Ha senso restare?».

ROSSO LACCA Al momento, comunque, Armani c'è e racconta di aver proposto la sua alta moda migliore, anche se ammette di dirlo con l'amore del padre per il figlio ultimo arrivato. La collezione gioca molto col «rosso lacca», che appare come abito da sposa nell'ultima vaporosa uscita, messa in riga da un bustier dorato, o come ricamo meticoloso o sotto un abito da sera in rete. I vestiti vivono di richiami all'Oriente, da sempre nell'anima dei stilista, che afferma: «Trovo che l'abbigliamento orientale di un tempo fosse più affascinante di quello occidentale». Ricami geometrici e di minuscole pagode arricchiscono bustini e gonne trasparenti e doppiate illuminando il rosso, il nero e lo champagne. Le rose sono ovunque: in volute di tulle, in ricami matelassé, come spille che arricchiscono le giacche smilze o come scapolari che tengono a freno la scollatura profonda sulla schiena di un abito in velluto di chiffon. Stesso tessuto per il completo smoking e per quello con gonna appoggiata su pantaloni velati. Reti nere e champagne ondeggiano «per sottolineare una spettacolarità che, per me, dovrebbe essere insita nell'alta moda». Anche così, racconta Giorgio Armani, si pensano i red carpet, «un luogo dove ognuno vuole apparire, ma dove a volte il gioco non torna, anche a causa di alcuni designer colpevoli di proporre certi abiti. Io ho lavorato molto e ho avuto sicuramente tanto: la vita mi ha premiato, ma mi ha tolto parecchio». Una nota di rammarico, insomma, tra le luci della passerella.

GLI ABBINAMENTI Chanel, ai tappeti rossi preferisce una camminata lungo la Senna, tra l'immancabile tweed e commistione di materiali. La collezione disegnata da Virginie Viard vive di contrasti. «Giocare in questo modo», racconta la direttrice creativa, «è stare in equilibrio su una linea tra forza e delicatezza». Chiffon e pizzi intarsiati si contrappongono a lana e motivi grafici. Soprabiti maschili si sovrappongono a camicette leggerissime e canotte, gonne a pieghe e pantaloni gessati. Come borse cestini di vimini. Quelle che Gherardo Felloni, da Roger Vivier, fa pezzi unici. La sua Viv'Choc Piece Unique è un inno all'esclusività, preziosa e di grande maestria. Ognuna delle 15 borse costa dai 35mila ai 50mila euro ed è ispirata alla Francia. Caterina de' Medici è ricamata di perle naturali, «perché fu lei a introdurle a corte», spiega il designer. Crystal è un omaggio alla Tour Eiffel, mentre le piume sono dipinte una a una. Del resto, la couture è un mondo dove il tempo sembra fermarsi. Lo ricorda Giambattista Valli, che le celebra con la prima sfilata nella nuova sede di Avenue des Capucines. «L'eccellenza è un incontro», dice il couturier. «È la modernità dei classici, attuali in un tempo che va velocemente. Ho unito abiti ricchissimi, indossati da ragazze che sembrano appena uscite dalla doccia, con scarpe spianate, perché è bello sognare e rimanere coi piedi per terra».