Vaticano, licenziamenti durante il lockdown: via due maestri cantori della Cappella Sistina

Vaticano, licenziamenti durante il lockdown: via due maestri cantori della Cappella Sistina
di Franca Giansoldati
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Lunedì 11 Gennaio 2021, 18:44 - Ultimo aggiornamento: 18:45

Città del Vaticano - Poco prima di Natale, davanti a tremila dipendenti, Francesco aveva rassicurato: «Voi che lavorate nella Santa Sede, siete la cosa più importante, nessuno va lasciato fuori, nessuno deve lasciare il lavoro, nessuno deve soffrire l’effetto brutto economico di questa pandemia». Un incoraggiamento importante ma forse Papa Francesco non sapeva che proprio qualche tempo prima erano stati licenziati due coristi del Coro della Cappella Sistina, uno dopo l'altro, probabilmente per alleggerire i conti che pesano o forse - come insinuano i maligni - per completare l'inevitabile spoil-system che si è attivato con l'uscita dell'ex maestro del coro, monsignor Palombella, salesiano, chiamato ai tempi del pontificato di Benedetto XVI dal cardinale Bertone. Fatto sta che i due cantori ne hanno fatto le spese finendo per essere i vasi di coccio tra i vasi di ferro.

Fino ad oggi, nonostante la pandemia, nessuno nel piccolo Stato pontificio era mai stato licenziato, anche se il calo delle entrate è stato stimato tra il 25 e il 45% e anche se qualcuno recentemente ha persino intravisto il rischio del default.

Già nei primi mesi del lockdown, con la chiusura di tanti uffici, in particolare dei Musei Vaticani che rappresentano la principale fonte di introiti per le casse della Città del Vaticano, il Papa aveva raccomandato ai responsabili di tutte le amministrazioni della curia una cosa sola: «i lavoratori non si toccano».

I licenziamenti nel Coro della Sistina – tra i cori più prestigiosi al mondo – sono avvenuti in due differenti momenti, senza clamori, uno all'inizio dell'anno scorso e l'altro alla fine del 2020. I due coristi erano stati assunti sei anni fa dalla scuola di musica vaticana che è situata a Monte della Farina anche se entrambi lavoravano in pianta stabile nel Coro della Sistina, partecipando a ogni celebrazione, manifestazione, evento papale. Anzi. Proprio uno di loro, per la sua perfetta conoscenza dell'inglese e le sue conoscenze, aveva reso possibile una tournée a Buckingham Palace e nella abbazia di Westminster negli anni passati.

Questo cantore  tra settembre e dicembre 2020 si è visto recapitare due comunicazioni. Dapprima una comunicazione relativa ad una sua retrocessione dalle mansioni svolte, in base al contratto a tempo indeterminato che aveva firmato, seguito a ruota dal suo licenziamento. Il coro della Sistina, attraverso i suoi dirigenti, ha motivato il provvedimento come giusta causa sostenendo che si era assentato dal lavoro per diversi giorni senza fornire comunicazioni all'ente, anche se il cantore aveva presentato un regolare certificato medico.

Ora la causa è al tribunale del lavoro di Roma in attesa di essere giudicata. Stessa sorte è capitata al secondo maestro di canto. Anche in questo caso il licenziamento è stato impugnato ed è finita in tribunale. Nel suo caso, ad aggravare la situazione personale, vi sarebbe il carattere di precarietà del contratto di lavoro. Un contratto che gli veniva rinnovato di anno in anno.

La situazione venutasi a creare sta facendo discutere in Vaticano e sta seminando una certa paura tra i lavoratori. Soprattutto quelli precari nutrono timori anche se, tre anni fa, Papa Francesco impartiva precise direttive al di là del Tevere chiedendo: «non voglio lavoro in nero in Vaticano e ho anche detto che non bisogna lasciare nessuno senza lavoro a meno che ci sia un accordo e un'alternativa valida. Per me è un problema di coscienza: non possiamo predicare la dottrina della Chiesa e avere in casa questi problemi. Per risolvere questi problemi serve l'aiuto di tutti».

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