Ucraina, Papa Francesco più vicino alla Cina che all'Occidente: ecco perché il pontefice è filo Brics, dice la rivista Crux

Le risposte della rivista diretta da John Allen, tra i più accreditati commentatori negli Stati Uniti

Ucraina, Papa Francesco più vicino alla Cina che all'Occidente: ecco perché il pontefice è filo Brics, dice la rivista Crux
di Franca Giansoldati
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Sabato 6 Maggio 2023, 12:23

Città del Vaticano - Perché Papa Francesco sulla guerra in Ucraina ha assunto una posizione che lo colloca certamente più in linea con Pechino, Nuova Delhi e Brasilia che non con Washington, Londra o Bruxelles? Perché vuole che l'Occidente smetta di armare l'Ucraina spingendo per un cessate il fuoco immediato? La risposta a questi interrogativi che da tempo sono al centro di riflessioni in diverse cancellerie occidentali è stata fornita dall'autorevole rivista Crux, diretta da John Allen, tra i più accreditati commentatori negli Stati Uniti. In una lunga analisi storica sulla diplomazia vaticana, ha fatto emergere quanto la visione geopolitica di Francesco (e di conseguenza della sua diplomazia) oggi risenta dei forti cambiamenti impressi alla Chiesa. Le azioni di Francesco sulla guerra in Ucraina, non ultimo l'annuncio della misteriosa missione diplomatica rivelata alla stampa in diretta mentre tornava dall'Ungheria la scorsa settimana «non sono né arbitrarie né irrazionali. Sono semmai una risposta deliberata al modo in cui la Chiesa sta cambiando - e continuerà a cambiare - nel XXI secolo. Un numero maggiore di cattolici rispetto al passato vive al di fuori dell'Occidente e non vede la guerra in Ucraina negli stessi termini in cui la vedono l'Europa e gli Stati Uniti. Vista in quest'ottica, la posizione di Francesco anticipa il futuro della Chiesa come forza geopolitica, che sarà molto meno acquiescente nei confronti dell'Occidente». Una questione di percezione, certamente non più 'occidentale'.

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Naturalmente questo spostamento non può fare piacere ai leader occidentali.

Francesco non solo non ha lesinato critiche agli sforzi dell'Occidente per aiutare Kiev a difendersi dai bombardamenti russi,ma ha più volte giudicato negativamente il ruolo della Nato fino a paragonarla ad un cane molesto che abbaiava ai confini fino a provocare Mosca e scatenarne la reazione. Naturalmente il Papa in quest'anno e mezzo di conflitto ha condannato le sofferenze della «martoriata popolazione ucraina» almeno duecento volte, inviando costantemente alla gente sotto le bombe russe aiuti concreti, come medicinali, generatori, generi alimentari e di prima necessità, alimentando una rete umanitaria senza precedenti. In questo frangente, però, la Chiesa, ha sottolineato Allen, ha modificato evidentemente il suo modus operandi in diplomazia ritagliandosi un ruolo più estraneo alle grandi potenze occidentali, mettendo in evidenza la differenza di posizione che aveva, per esempio, Giovanni Paolo II. 

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«Ora il Papa è in contrasto con le potenze occidentali, invece di operare di concerto con esse. Francesco ha abbracciato quella che potrebbe essere considerata la prima strategia geopolitica multipolare del Vaticano. Invece di attenersi al consenso occidentale, Francesco ha cercato alleati non tradizionali nella ricerca di una soluzione in Ucraina, come l'autoritario primo ministro ungherese Orbán, in parte per evitare di inimicarsi la Russia» annota John Allen. 

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Sin dall'inizio del suo pontificato Papa Francesco ha volto lo sguardo fuori dall'Europa, soprattutto ad Est e all'Oriente consapevole che in quella direzione del mondo vi è il grande bacino di anime da conquistare. Nel 1900, i cattolici nel mondo erano circa 267 milioni, di cui oltre 200 milioni in Europa e Nord America. Nel 2000, i cattolici erano quasi 1,1 miliardi, ma solo 350 milioni erano europei e nordamericani. La stragrande maggioranza, 720 milioni, viveva in America Latina, Africa e Asia. Entro il 2025, solo un cattolico su cinque sarà un caucasico non ispanico. In questo contesto, e con questa visione della Chiesa, il conflitto nel cuore dell'Europa non può che essere valutato come qualcosa di marginale nella situazione complessiva del mondo.

CINA

Che l'attenzione del pontificato sia concentrata soprattutto all'Oriente non è cosa nuova. La misura la offre anche una interessante analisi pubblicata sulla Civiltà Cattolica e dedicata alla riconciliazione tra Iran e Arabia Saudita e al ruolo della Cina dopo che a Pechino è stato siglato un accordo col quale i due paesi si sono impegnati a ripristinare nel giro di due mesi le reciproche relazioni diplomati- che interrotte nel 2016 dopo che l’ambasciata dell’Arabia Saudita a Teheran era stata assaltata, in seguito all’esecuzione di un religioso sciita in Arabia Saudita. Il commento del gesuita estensore dell'articolo rilevava l’importanza della Cina come superpotenza - anche per la «capacità di sfruttare il suo potere in modo da servire non ad alimentare i conflitti ma alla loro soluzione, e sono fattori che rendono così attraente la Cina come partner, e per questo sono sempre più numerosi i Paesi che si rivolgono a Oriente, non da ultimi l’Iran e l’Arabia Saudita». E il Vaticano. 

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