Spagna, rivolta delle donne nella Chiesa: «Pulire e mettere a posto i fiori? Lo facciano i preti»

Spagna, rivolta delle donne nella Chiesa: «Pulire e mettere a posto i fiori? Lo facciano i preti»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 14 Marzo 2022, 17:34 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 16:40

Città del Vaticano - «Vogliamo più Marie nei vicariati e nelle diocesi». «Chiediamo la parità». Anche in Spagna è iniziata una sorta di rivolta femminile nella Chiesa, un po' come quello che sta accadendo in Germania dove da un paio d'anni le richieste di parità, di ascolto, di emancipazione da parte delle donne sono sempre più diffuse e ricorrenti. In Spagna il fenomeno è appena iniziato ma è ugualmente forte.

In particolare un gruppo di donne cattoliche ha protestato in questi giorni fuori dalla Cattedrale di Siviglia. «Basta con l'immagine di un Dio esclusivamente maschile», hanno affermato le manifestanti, tra cui anche teologhe. Gli slogan che si sono ascoltati sono stati piuttosto forti e sicuramente avranno allarmato Roma che continua a far finta di nulla. 

Le manifestanti non sono andate troppo per il sottile: «Negano il sacerdozio a causa del nostro corpo. Un corpo sempre sospettato». Hanno poi scandito frasi efficaci per dipingere l'eterna subalternità del loro ruolo nelle chiese. «Pulire e mettere a posto i fiori, che lo facciano i sacerdoti».

La protesta che è partita a ridosso dell'8 marzo è ben presto avanzata in altre parti della Spagna, tra cui Almería, Granada e Córdoba in Andalusia. La rivendicazione è stata sempre la stessa, che ci vorrebbe più coraggio da parte delle istituzioni cattoliche a fare aperture. Una domanda su tutte ha fatto da sfondo ai vari incontri: se Gesù era inclusivo, perché il sacerdozio è esclusivo? «Sappiamo predicare, abbiamo molto da dire. Il futuro della Chiesa ha bisogno di noi». Altre manifestanti spiegavano che in fondo «il potere maschile della Chiesa è solo un abuso di potere».

Le donne costituiscono una parte assai rilevante nella Chiesa nel XXI secolo. «Dobbiamo dire basta al fatto che ci rendono invisibili e ci mettono a tacere, come se tutte fossimo delle minorenni che hanno bisogno del tutore». 

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