Distrutto monastero secolare in Nagorno Karabakh, appello internazionale per salvare il patrimonio cristiano

Distrutto monastero secolare in Nagorno Karabakh, appello internazionale per salvare il patrimonio cristiano
di Franca Giansoldati
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Lunedì 23 Novembre 2020, 15:30 - Ultimo aggiornamento: 18:28

Città del Vaticano – Un altro secolare monastero è stato distrutto in Nagorno-Karabakh. Stavolta è quello di San Giovanni Battista nella città di Shushi. Dopo la dichiarazione congiunta sul cessate il fuoco del 9 novembre, le forze armate azere continuano a minare l'eredità del patrimonio secolare cristiano. La denuncia arriva dalla Chiesa armena che chiede una condanna agli atti vandalici che vengono compiuti. «Le azioni dell'Azerbaigian mostrano la politica decennale di questo paese di cancellare tutte le tracce della presenza armena nella terra storica di Artsakh».

Un appello al governo italiano perché «compia gli sforzi necessari per evitare la cancellazione della millenaria presenza armena in Nagorno-Karabakh» come avvenne in Turchia dopo il genocidio del 1915, «e si attivi per una soluzione pacifica nella Regione in rispetto della loro autodeterminazione» e «per evitare che nelle zone conquistate nel corso del conflitto si ripeta la distruzione di monumenti cristiani».

A lanciarlo è un gruppo di studiosi di cultura armena in una lettera aperta indirizzata al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro degli Affari esteri, ai presidenti delle Commissioni esteri di Senato e Camera e al segretario di Stato del Vaticano, cardinale Pietro Parolin. La lettera è firmata da 42 studiosi, professori di Università, Istituti e Accademie non solo italiani, ma anche spagnoli, francesi, svizzeri, belgi e Usa. 

«Al termine della guerra, scatenata il 27 settembre dall’Azerbaigian – scrivono -, l’Armenia e soprattutto il Nagorno-Karabakh (Artsakh) si trovano in una situazione difficilissima. Il cessate il fuoco raggiunto il 10 novembre con l’intervento della Russia ha posto fine alle ostilità, ma buona parte del territorio del Nagorno-Karabakh è stata conquistata dall’esercito azero e gli abitanti armeni hanno abbandonato in gran numero la regione». La lettera dà voce ad una preoccupazione: «Nonostante il dispiegamento di truppe russe, esiste il rischio concreto che la millenaria presenza fisica e culturale armena possa essere cancellata per sempre dal Nagorno-Karabakh come è avvenuto in Turchia dopo il genocidio del 1915 e nella regione del Nakhichevan, dove negli ultimi decenni l’intero patrimonio artistico armeno è stato distrutto dalle autorità azere».

Da qui l’appello al governo italiano: «Come studiosi della cultura armena, ma anche come cittadini italiani ed europei, chiediamo pertanto alle autorità del nostro Paese di impegnarsi in concerto con la comunità internazionale affinché si giunga a una soluzione politica che riconosca agli armeni il diritto di vivere in questo territorio in piena sicurezza e nel rispetto della loro autodeterminazione. Chiediamo inoltre al Governo italiano di intervenire su quello dell’Azerbaigian per evitare che nelle zone conquistate nel corso del conflitto si ripeta la distruzione di monumenti armeni avvenuta nel Nakhichevan».

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