La poetica di Papa Francesco nelle Meditazioni della Via Crucis, il suo grido per le donne e i sofferenti. Il testo completo

Un passaggio è dedicato agli odiatori che sul web emettono sentenze

La poetica di Papa Francesco nelle Meditazioni della Via Crucis, il suo grido per le donne e i sofferenti. Il testo completo
di Franca Giansoldati
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Venerdì 29 Marzo 2024, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 14:56

E' l'intera umanità sofferente, carica di fardelli pesantissimi di dolori, tribolazioni e fallimenti quella che Papa Francesco pone sotto la croce di Cristo. Stavolta è lui che ha scritto le meditazioni che accompagneranno stasera la processione al Colosseo : i testi sembrano quasi una preghiera, il tono è intimista, lo sguardo puramente spirituale con ben pochi cenni al presente, alle cronache belliche di Gaza o dell'Ucraina. Trova spazio un grido potente a favore delle donne che meriterebbero un trattamento migliore ovunque. La meditazione è relativa all'episodio della Veronica che vedendo Cristo sfinito, sanguinante e lacerato si avvicina detergendo il suo volto con un telo di lino. Francesco commenta: 

«Gesù, chi ti segue fino alla fine lungo la via della croce? Non i potenti, che ti aspettano sul Calvario, non gli spettatori che stanno lontano, ma le persone semplici, grandi ai tuoi occhi e piccole a quelli del mondo. Sono le donne, a cui hai dato speranza: non hanno voce ma si fanno sentire. Aiutaci a riconoscere la grandezza delle donne, loro che a Pasqua sono state fedeli e vicine a te, ma che ancora oggi vengono scartate, subendo oltraggi e violenze.

Gesù, le donne che incontri si battono il petto e fanno lamenti su di te. Non si piangono addosso, ma piangono per te, piangono sul male e sul peccato del mondo». 

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Risuona in diversi punti il riferimento a chi soffre ed è solo. «Quanti Cristi umiliati dalla pretpotenza e dalla ingiustizia». E ancora. «Fa’ che ti veda nei sofferenti e che veda i sofferenti in te, perché tu sei lì, in chi è spogliato di dignità, nei cristi umiliati dalla prepotenza e dall’ingiustizia, da guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri nell’indifferenza generale» si legge. In fondo al centro della riflessione c'è la figura di Cristo, la sua potenza, il suo esempio capace di attraversare inalterato i secoli per insegnare l'amore verso il prossimo e al fiducia al Padre Celeste. 

«Gesù, questa preghiera di intercessione raggiunga le sorelle e i fratelli che in tante parti nel mondo soffrono persecuzioni a motivo del tuo nome; coloro che patiscono il dramma della guerra e quanti, attingendo forza in te, portano croci pesant».  Più avanti: «Gesù, portiamo anche noi delle croci, a volte molto pesanti: una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto, l’ennesima attesa andata a vuoto... Gesù, come si fa a pregare lì? Come fare quando mi sento schiacciato dalla vita, quando un peso mi grava sul cuore, quando sono sotto pressione e non ho più la forza di reagire?»

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Nelle meditazioni alla Via Crucis affiora l'insegnamento a nutrire la fede e non smettere mai di avere speranza. «Gesù, quante volte, davanti alle sfide della vita, presumiamo di farcela da soli! Com’è difficile chiedere una mano, per paura di dare l’impressione di non essere all’altezza, noi sempre attenti ad apparire bene e a metterci in bella mostra! Non è facile fidarsi, ancor meno affidarsi. Ma chi prega sa di essere bisognoso e tu, Gesù, sei abituato ad affidarti nella preghiera. Così non disdegni l’aiuto del Cireneo».

Infine un passaggio sull'odio, persino quello che corre sui social, tra gli odiatori seriali e i leoni da tastiera. «Signore, e non serve nemmeno un macabro corteo: basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze. Ma, mentre tanti urlano e giudicano, una donna si fa strada in mezzo alla folla. Non parla: agisce. Non inveisce: s’impietosisce. Va controcorrente: sola, con il coraggio della compassione, rischia per amore, trova il modo di passare tra i soldati solo per darti sul volto il conforto di una carezza. Il suo gesto passerà alla storia ed è un gesto di consolazione.»

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