PERUGIA Tante, tantissime mamme. Tutte civilmente arrabbiate. Tanti, tantissimi bambini che con i loro cartelloni variopinti hanno fatto tenerezza per la forma e la sostanza delle parole usate per la protesta preparata a casa insieme alle mamme in questi giorni di crescente mobilitazione a ridosso della manifestazione “Dad, Dimenticati a distanza” organizzata dal comitato “Priorità alla scuola – Umbria”. Davanti alla Regione, in piazza Italia sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II di Savoia sono stati soprattutto loro, mamme e figli, i protagonisti di accorati appelli (“La casa non è una scuola”, “Vogliamo rivedere i nostri compagni”, “In Dad siamo tristi” gli slogan più penetranti), per la riapertura delle scuole, soprattutto quelle dei più piccoli che in provincia di Perugia da un mese sono finiti in Dad come i più grandi. Un po’ di insegnanti, pochi babbi (del resto al lavoro nel primo pomeriggio), e pochi studenti delle superiori (si è distinta la delegazione del Di Betto) ma la manifestazione è riuscita con una partecipazione di 150-200 persone e tanti interventi che hanno sottolineato il grande disagio che la chiusura delle scuole comporta per gli studenti e le famiglie. «Aprite le scuole non ce la facciamo più. Vogliamo andare a scuola senza mascherine» ha gridato microfono in mano una bimba coraggiosa. Una chiusura che secondo “Priorità alla scuola” non trova motivazione nei numeri e nell’andamento della pandemia. «Gli studenti umbri vantano un record negativo: sono quelli che per più tempo sono stati in didattica a distanza in tutta Italia», dicono i rappresentanti del comitato secondo i quali «per mettere in sicurezza la Scuola Stato, Regioni e Comuni hanno fatto poco o quasi nulla. Priorità alla Scuola – aggiungono - da tempo chiede di riaprire le scuole investendo in una massiccia campagna di screening (test per tutti gli studenti in ingresso e test di monitoraggio settimanali a campione), accelerazione del piano vaccinale, potenziamento e messa in sicurezza dei trasporti. E inoltre in prospettiva del nuovo anno, stabilizzazione dei precari, assunzioni adeguate di personale docente e ATA e riduzione del numero di alunni per classe». Il comitato denuncia anche gravi conseguenze sociali e psicologiche connesse alla prolungata chiusura: «la salute mentale dei ragazzi – dicono - è diventata l’altra grande emergenza del paese». Inoltre secondo “Priorità alla scuola «non è chiaro quanto la chiusura possa incidere positivamente sull’andamento dei contagi, è invece ormai chiarissimo quanto incida negativamente sulla qualità della vita e sul benessere di bambini, ragazzi, genitori e con loro sulla società tutta. I governi, sia a livello nazionale che in particolare nella regione Umbria, hanno scelto politicamente di non dedicare il necessario valore e dunque il necessario sostegno economico-organizzativo alle strutture base del welfare: Sanità e Scuola, strutture fondamentali in ogni paese civile».
NUOVO RICORSO
Il Tar dell’Umbria ha respinto il ricorso mirato alla specifica riapertura delle scuole superiori.