Tempo di viaggi in auto: oggi sono
più sicuri, ma dov'è l'emozione?

Tempo di viaggi in auto: oggi sono più sicuri, ma dov'è l'emozione?
di Ruggero Campi
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Martedì 1 Maggio 2018, 18:37
I ponti e i viadotti di fine aprile con la complicità di maggio richiamano alla mente viaggi memorabili verso il mare, per noi umbri ovviamente l’Adriatico. Per chi ha avuto l’opportunità di viverli negli anni sessanta/settanta è evidente la differenza già nei preparativi: oggi decidi il giorno stesso, addirittura qualche ora prima della partenza, ieri ci si pensava molto prima e, qualche volta, con la diligenza di far dare una occhiata alla amata automobile dal meccanico di fiducia. In un’ora e poco più, grazie alle nuove strade, ora sei al mare senza sosta per la colazione, rigorosamente portata da casa, o per l’immancabile mal di auto di qualcuno, per merito delle innumerevoli curve o della guida troppo sprint. Bagagliaio quasi vuoto, navigatore in funzione dai primi metri (chissà mai perché), soprattutto ristorante prenotato per fare una buona mangiata di pesce. E che dire delle piccole auto piene, senza l’aria condizionata e caldissime per loro natura.

Spesso provo a trovare situazioni analoghe a quelle vissute dalla mia generazione, di auto – cioè - piene come a noi accadeva, ma difficilmente, anzi mai, riesco a soddisfare la mia curiosità. Aria condizionata accesa, tutti comodi, indipendentemente dalla tipologia di automobile, utilitaria, di lusso o sportiva. Finestrini chiusi, nemmeno un fruscio. Dando per scontato che il guidatore si dedichi solo all’automobile, tutti gli altri passeggeri sono a testa bassa, non per chissà quale mortificazione subita ma per il necessario “smessaggiare” o navigare con il telefonino. Cinture di sicurezza allacciate, purtroppo solo quelle anteriori. In pratica arrivi a destinazione e non ti sei accorto di nulla! Fiumi, colline, mutazione del paesaggio passano inosservati. Il gioco delle targhe non si può fare più e non c’è particolare interesse se non quello di arrivare a destinazione, interesse che c’era anche ieri, solo che veniva colorato con attenzioni e chiacchierate alternate al funzionamento imperfetto della radio. Per la vacanza limitata anche ad un solo giorno non è raro incontrare automobili con al seguito, sopra il tetto, o grazie a modernissimi portatutto una, due, tre biciclette, un po’ per la famiglia al completo, quasi a trasformare l’auto in un’ammiraglia. In altri termini, si vuole fare tutto, compresa la passeggiata con la propria bicicletta.

Non ricordo di aver mai proposto a mio padre di caricare la bicicletta, sia pur pieghevole. A parte l’ingombro, sarebbe stato comunque improponibile prevedere nell’agenda della vacanza scorrazzate in bici. L’era moderna comunque non è solo da criticare, la mobilità rivista e corretta anche per merito della tecnologia, ha reso i viaggi senz’alcun dubbio più sicuri: a parte la perfezione delle autovetture, in autostrada, ad esempio, il tutor ha calmato un po’ tutti. Rimangono, purtroppo, da calmare i Comuni, i quali con l’uso improprio degli autovelox credono di aver trovato il giusto modo per risanare i propri bilanci. Ieri come oggi, consentitemi, il soccorso stradale funziona, sempre che uno sia socio ACI, anche perché diventarlo al momento del soccorso non risolve nell’immediato il problema. Negli anni sessanta, tuttavia, il primo soccorso te la fornivano i collegi automobilisti e i camionisti; non esistendo il telefonino, per chiamare l’ACI ci voleva comunque il telefono fisso e difficilmente lo trovavi a portato di mano. Spesso accadeva di rivolgersi per un aiuto alla prima casa cantoniera ove non trovavi certo un provetto meccanico ma certamente quel calore e conforto di cui avevi innanzitutto bisogno. Lo stradino e la sua famiglia non mancavano di mettersi a disposizione, senza timore e interessi di sorta. Oggi, con tutta la tecnologia di cui disponiamo al massimo ti risponde un operatore da un call center sito chissà dove, con una voce fredda e che sa dire solo “buongiorno, sono Matteo, come posso aiutarla” o, peggio ancora, ti mette in attesa. La prudenza, comunque, è sempre di moda e, se siete in partenza, portatela con voi.
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