Presentato il Bando per finanziare
la filiera del luppolo: in pochi anni
l'Umbria potrebbe diventare il primo
produttore, anche grazie al tabacco

Presentato il Bando per finanziare la filiera del luppolo: in pochi anni l'Umbria potrebbe diventare il primo produttore, anche grazie al tabacco
di Michele Bellucci
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Venerdì 18 Marzo 2022, 15:18

PERUGIA - L’Umbria si candida a diventare una delle principali produttrici di luppolo nel mondo, puntando con convinzione sull'ingrediente fondamentale nella creazione della birra ma non solo. È stato presentato ieri dall’Assessorato regionale all’Agricoltura il bando sulla Cooperazione per la creazione e lo sviluppo di filiere corte del PSR Umbria (Misura 16.4.1) che punta a sviluppare, dopo tartufo, nocciolo e uliveti, anche la filiera del luppolo. A disposizione ci saranno risorse economiche pari a 1,5 milioni di Euro: «La filiera del luppolo è un'opportunità imprenditoriale e un'innovazione nel panorama regionale agricolo - ha spiegato il presidente di CIA Umbria Matteo Bartolini durante la conferenza stampa, organizzata nella sede umbra della sigla sindacale - Ci abbiamo creduto fin dal primo progetto di ricerca realizzato per comprendere quali erano le cultivar migliori da impiantare. La nascente filiera non limita la progettualità alla parte produttiva, ma la collega alla trasformazione e ad un mercato di riferimento. Il luppolo, infatti, è una cultura labour intensive, con perfomance reddituali importanti. Se oggi gli imprenditori agricoli si interrogano su come sopravvivere, questa può essere una soluzione. Dalla coltura, poi, si potrebbe arrivare al prodotto finale: pensiamo allo sviluppo dei birrifici agricoli oltre a quelli artigianali, che sono ancora una nicchia». A spiegare le motivazioni che hanno spinto la Regione a questa decisione è stato Roberto Morroni, vice presidente della Giunta regionale Umbria e assessore all'Agricoltura: «Dopo nocciolo, ulivo e tartufo, che prevedono in tutto 4.000 nuovi impianti con queste produzioni, abbiamo deciso di puntare a nuove coltivazioni ad alto valore aggiunto, come il luppolo. La prima condizione per cogliere le opportunità di sviluppo è l'aggregazione: oggi il mercato ci dice che dobbiamo investire in ricerca, avere professionalità e competenze per migliorarsi, oltre alla disponibilità finanziaria e alla capacità di investimento, anche per promozione e marketing. Per fare questo unirsi è la strada giusta da percorrere. Il luppolo può essere uno dei nuovi simboli delle produzioni di alta qualità della regione».

Si punta dunque all'alta qualità del luppolo umbro, che verrà coltivato per oltre il 50% in biologico. L’investimento della Regione segna un passo cruciale dopo 6 anni di studio scientifico che la Rete di Luppolo Made in Italy, capitanata dal presidente Stefano Fancelli, ha attuato in Umbria in collaborazione con il Cerb - Centro di eccellenza di ricerca sulla Birra e con l'Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr, specializzato nel miglioramento genetico vegetale: «La nostra rete di imprese ha la forza organizzativa, economica e imprenditoriale per centrare l'obiettivo - ha dichiarato Fancelli - Non siamo partiti da una logica solitaria e individualista, ma abbiamo una grande riserva organizzativa grazie alla filiera del tabacco.

In termini di capacità di essiccazione l'Umbria ha già una struttura operativa, pari alla più grande regione produttiva in Germania. Abbiamo la stessa capacità di essiccazione per numero di forni, perfettamente integrabili con la filiera del luppolo. Stiamo quindi lavorando su una strategia di internazionalizzazione del luppolo italiano, con una visione industriale, competitiva e innovativa, sempre nel rispetto dell'ambiente. Abbiamo infatti lavorato sul luppolo biologico umbro con il progetto “Luppolo Valley Bio” e la risposta dei produttori ci permette di dire che avremo più del 50% delle superfici del luppolo in Umbria in biologico, diventando così un punto di riferimento e un esempio di sostenibilità e competitività nel mondo».

Fondamentale per lo sviluppo della filiera del luppolo sarà dunque il know how del settore tabacchicolo: «Riteniamo che per rimanere in un mercato maturo, come quello del tabacco - ha detto Domenico Cardinali, presidente della Deltafina Srl, società di trasformazione del tabacco partner della Rete Luppolo Made in Italy - dobbiamo essere capaci di aggregarci e di trovare qualcosa che possa supportarlo. Il luppolo ha le caratteristiche necessarie per motivazioni tecniche. È un prodotto che, anche con l'ausilio delle nostre competenze e della nostra professionalità, ha la possibilità di diventare eccellenza mondiale. Se riusciamo a fare del luppolo ciò che abbiamo fatto con il tabacco, siamo certi di centrare gli obiettivi prefissati e fare la nostra parte nel grande progetto di filiera del luppolo». Alla conferenza è intervenuto anche Giuseppe Perretti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali (DSA3) dell’Università di Perugia, che ha seguito l'aspetto produttivo delle varietà di luppolo coltivate in Umbria: «Le prospettive sulla fattibilità tecnica che sembravano impossibili, oggi sono una realtà grazie alla sinergia delle imprese del tabacco, che ha reso il progetto realizzabile. Questa filiera potrebbe far sì che l'Umbria diventi la capitale del luppolo non solo per l'Italia, ma nel mondo».

La scadenza del bando è fissata per il 30 giugno 2022. Verranno finanziate il 40% delle spese sostenute dalle imprese agricole per la realizzazione di impianti specializzati per la coltivazione del luppolo e per impianti di irrigazione, maggiorata del 10% per i giovani agricoltori e del 10% per investimenti ricadenti in zone soggette a vincoli naturali. Verranno inoltre finanziate le imprese che operano nella trasformazione e commercializzazione per attrezzature finalizzate al miglioramento della qualità e all'efficienza degli impianti, l'acquisizione di programmi informatici per il commercio elettronico, l'acquisizione della certificazione di tracciabilità del prodotto di filiera.

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