Terni, il centro sempre più a misura di movida. Lupi (Confcommercio): «Si rischia lo spopolamento»

Terni, il centro sempre più a misura di movida. Lupi (Confcommercio): «Si rischia lo spopolamento»
di Aurora Provantini
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Mercoledì 2 Marzo 2022, 18:32

TERNI - Chiudono i negozi di prossimità, aprono caffetterie e pub. Il centro di Terni si trasforma. In termini numerici, tradotto in attività esistenti per intenderci, le cose sembrano tali e quali a vent’anni fa. Ma non è così. E’ l’identità della città che sta cambiando. E infatti. Quel cuore pulsante (del commercio) non è più “vitale” come allora, quando arrivavano intere famiglie da Lazio, Marche e Toscana, per rinnovare il guardaroba. Perché c’era scelta. Ci si poteva sbizzarrire tra svariati negozi di scarpe di lusso (Perli, Caprice, Giovanni e Valentino), di medio prezzo (Martellini e Giusy), ma anche su misura (Coriolano). Si andava nel salotto buono di Terni, in centro, tra Corso Tacito e via Goldoni, per acquistare un capo firmato o un copriletto di qualità. In piazza Valnerina per farsi consigliare un divano di design o una lampada d’arredamento. Sotto la galleria del Corso per visionare i più rari tappeti persiani. Qualcuno buttava l’occhio sulle jeanserie in largo Cairoli e qualcun altro sulle collezioni moda bimbi in largo Villa Glori. Se non si trovava l’abito dei sogni in una boutique si entrava in quella che stava pochi metri più avanti. Tutte concentrate in centro. Come molte gioiellerie, librerie, profumerie e negozi di giocattoli. Che oggi sono una rarità. Anche i dati di Confcommercio confermano una trasformazione importante. «Seppure le statistiche ci dicono che c’è una sostanziale tenuta - spiega il presidente Stefano Lupi - in realtà i negozi tradizionali, che hanno accompagnato la crescita della nostra città qualificandone l’offerta commerciale, hanno subito una drastica diminuzione». Del 15,7 per cento in nove anni nel centro storico e del 12 fuori dalla Ztl.  A fronte di un aumento dei pubblici esercizi (dell’ 11,4 per cento). «In effetti vi è una eccessiva e sovradimensionata presenza di locali nel centro di Terni. Peraltro non supportata da un’adeguata capacità di spesa» – evidenzia Lupi. «I dati dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, con un focus su Terni, arrivano dopo due anni di pandemia e un lungo periodo di stagnazione dei consumi. Quello che possiamo osservare – commenta ancora Lupi – è che dietro l’apparente tenuta del numero delle imprese c’è un cambiamento profondo. Che preoccupa. Perché con il passare del tempo una città senza negozi tradizionali mancherà di servizi fondamentali per i residenti. E risulterà sicuramente meno attrattiva anche per i turisti». E’ come se Terni avesse perso la sua identità. «Ma può riprendersela quando vuole» – afferma Lupi. «Serve però un progetto serio di qualificazione del tessuto cittadino, integrato per la rigenerazione urbana, che individui nel partenariato tra pubblico e privato il suo modello di azione». «Ciascuno deve fare la sua parte - insiste il presidente di Confcommercio Terni - se si desidera che il centro e la città possano tornare ad essere il crocevia di attività e costruzione di nuovi, innovativi, e concorrenziali modelli di sviluppo».

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