TERNI - «L’unica certezza è che devono prendere gli assassini. Questa volta è toccato a nostra madre, ma ci chiediamo chi sarà il prossimo. Un grosso punto interrogativo».
Per i figli di Gabriella Zelli, costretti ad arrendersi senza sapere chi abbia ucciso la mamma, è una ferita che non si rimargina. Hanno vissuto per anni con la speranza di poter guardare in faccia chi ha ammazzato Gabriella, una donna vissuta per gli altri, ammazzata a 69 anni nella sua casa di strada Santa Maria Maddalena durante un tentativo di rapina.
Un delitto, quello consumato il 13 gennaio 2015, senza colpevoli.
Dopo l’omicidio, per due mesi, i figli di Gabriella erano finiti tra i sospettati, insieme alla donna delle pulizie della vittima. Non si stupirono più di tanti, ma continuarono a invocare accertamenti minuziosi per poter sapere i nomi dei responsabili dell’efferato omicidio costato la vita alla pensionata ternana.
La certezza è che, tre mesi dopo l’addio a Gabriella, un’altra rapina in casa costò la vita a Giulio Moracci, 91 anni, ternano.
Il decesso dell’anziano il 28 aprile 2015 nell’appartamento di via Andromeda, a Gabelletta, durante l’assalto di banditi poi individuati e assicurati alla giustizia. Nella stanza accanto a quella dove morì Giulio c’era l’anziana moglie, 85 anni, legata e imbavagliata dai banditi che l’hanno minacciata di morte.
Il furto finito in tragedia destò profonda impressione. Giulio e sua moglie si trovarono faccia a faccia con i ladri, entrati dopo pranzo. Alla tragica fine di Giulio, legato a faccia in giù sul letto da banditi che andavano a caccia di soldi, fu costretta ad assistere impotente la moglie. Il rigurgito del cibo consumato a pranzo, diranno le perizie, provocò la morte dell’anziano per asfissia meccanica. I carabinieri arresteranno subito gli autori materiali, i complici verranno assicurati alla giustizia dopo due mesi di indagini.
I due autori materiali, due ventenni romeni, condannati all’ergastolo dal compianto gip, Maurizio Santoloci, in appello ebbero un consistente sconto di pena e una condanna a 18 anni di carcere ciascuno.
Sconto in appello anche ai tre basisti e al palo della rapina costata la vita a Giulio. La pesante accusa di omicidio volontario alla base delle condanne inflitte in primo grado ai quattro imputati, in appello ha ceduto il passo alla più blanda contestazione di omicidio preterintenzionale. Condanna a 18 anni per un ternano e un romano, a 14 per la ex colf della famiglia Moracci e un altro giovane romeno.
«Spero che le sentenze emesse - disse il figlio di Giulio dopo le pesanti condanne inflitte in primo grado - servano da deterrente per fatti criminali del genere».