Stefano de Majo si conferma
narratore di fiabe
non solo per bambini

Stefano de Majo si conferma narratore di fiabe non solo per bambini
di Aurora Provantini
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Martedì 1 Ottobre 2019, 17:19
 Stefano de Majo si conferma autore e attore di fiabe non solo per bambini. Una formula originale la sua, che propone un viaggio onirico sui fatti storici più disparati, rappresentato in una forma accessibile a tutti.  “Immaginifica”, dice Stefano.
“La storia – spiega de Majo -  vuoi che sia quella bella che quella triste come i bombardamenti, va raccontata come se fosse una fiaba comprensibile a tutti. I miei lavori promuovono il valore della cultura del territorio che deve diventare valore universale. Parlare di San valentino è facile e il pubblico si sente in qualche modo protagonista perché San Valentino è il suo patrono. Diventare un personaggio, raccontarlo, poi immedesimarsi in un altro, deve essere quasi un gioco. Che alla fine ti fa andare a casa con una conoscenza nuova e dei valori alti”.
Poche sere fa Stefano era in Cattedrale dove si sono ritrovati in uno stesso testo teatrale tutti i vescovi che si sono alternati nella Diocesi di Terni.  Stefano è stato tutti loro. Dal primo Antimo (nel 200 dopo Cristo) al secondo San Valentino. Poi Rainerio, nel 1.200 (per un periodo Terni non ha avuto Vescovi perché la Diocesi è stata divisa tra Narni e Spoleto) che fu accompagnato da San Francesco. Uno spettacolo sulla reliquia che contiene il preziosissimo Sangue di Cristo e un frammento della croce che si trova in Cattedrale dal 1656 portato dal Cardinale Angelo Rapaccioli, rievocando la storia di come pervenne a Terni dopo che San Giuseppe da Copertino “Il Santo che volava” ne aveva decretato l’autenticità.
Stefano diventa un Vescovo, poi un altro, e poi Sebastiano Gentili che nel 1657 sale con il Sangue di Cristo sulla torre di Barbarasa, implorando la fine della peste.
In un unico spettacolo mette la storia della Diocesi ma anche della peste che colpisce Terni. Ricorda San Valentino ma anche i bombardamenti.   “Il Vescovo era Felice Bonomini –racconta Stefano - non appena la città ebbe subìto l’ultimo dei 108 bombardamenti  gli alleati entrarono a Terni e chiesero al Vescovo di suonare le campane per salutare il loro ingresso. Il Vescovo si rifiutò dicendo che una città martoriata non aveva nulla da festeggiare”.
In poco più di un’ora di rappresentazione teatrale dove c’è solo Stefano a reggere la scena anche se accompagnato da Francesco Morettini al piano e Marialuna Cipolla (voce e chitarra), viene racchiusa tutta quella storia. A fine spettacolo il Vescovo Piemontese e Mogol mostrano il loro apprezzamento per il lavoro di Stefano.
A San Gemini, in occasione della “Giostra dell’Arme”, porta un’altra fiaba piena di storia : “La giostra del tempo”.  L’ambientazione è la stessa della festa di San Gemini (1.300). Questa volta con lui c’è il maestro Emanuele Grigioni, che lo accompagna con uno strumento antico, la “simphonya”.
“I riferimenti alla Divina Commedia – spiega de Majo -  al territorio con i Rioni Rocca e Piazza, ma anche all’apocalisse e alla Bibbia, ci sono, ma sono posti in forma fiabesca così da attrarre grandi e bambini. Io divento un Re e un cavaliere. Un popolano e un servitore. Un vecchio e un bambino, come allegoria della vita: che è una grande giostra. E non conta quanto duri quel giro ma come quel giro si vive”.
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