Spazzatura connection, l'accusa: «Migliaia di tonnellate di rifiuti nei fiumi. E i cittadini hanno pagato per servizi non effettuati»

Il blitz della forestale
di Egle Priolo
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Sabato 17 Aprile 2021, 11:54

PERUGIA - Traffico di rifiuti, tra danni all'ambiente e danni alle amministrazioni locali. E quindi ai cittadini. Tra una raccolta differenziata “creativa” nella fase dello smaltimento e migliaia di tonnellate di concentrato (il percolato, cioè lo scolo dei rifiuti di discarica, ma senza acqua) fatto ricircolare e poi finito nel torrente Mussino, affluente del Tevere. Violazioni delle norme ambientali, più truffa e frode nelle forniture che, insieme ad alcuni falsi ideologici e abusi di ufficio, sono le accuse per cui in undici più cinque società – a vario titolo, ovviamente - andranno a processo nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione della differenziata e degli impianti Gesenu di Pietramelina, Ponte Rio e Borgogiglione.

E sette imputati, compreso l'ex direttore generale Gesenu (che con Tsa è uscita dal processo con un patteggiamento e sanzioni salate) Giuseppe Sassaroli, dovranno difendersi anche dall'accusa di associazione per delinquere. Sassaroli, difeso dagli avvocati David Brunelli e Chiara Peparello, di questa associazione – come ricorda il decreto che disponde il giudizio firmato dal gup Natalia Giubilei – è considerato dalla procura «organizzatore e promotore», il «dominus» unito agli altri «al fine di commettere una serie indeterminata di reati», «attività illecite necessarie a consentire il conseguimento di profitti ingiusti da parte della Gesenu spa, della Trasimeno servizi ambientali spa e della Gest srl nel settore della gestione dei rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni insistenti all'interno della Provincia di Perugia e associati nell'Ati 2».
Molti capi di imputazione nel frattempo sono caduti per avvenuta prescrizione, considerando che la maggior parte delle condotte contestate sono relative agli anni tra il 2010 e il 2014: e l'ombra della prescrizione in realtà aleggia anche sulla trentina di accuse di cui ci si occuperà nel dibattimento che inizia il 13 luglio davanti al secondo collegio del tribunale penale, a oltre undici anni dai fatti e dopo ben due anni di sola udienza preliminare. E più di trenta, tra Comuni, Provincia di Perugia, Regione, associazioni ambientaliste e di cittadini, insieme al ministero dell'Ambiente, sono le parti offese e che potrebbero chiedere i danni.
Tra le accuse, che hanno fatto parlare il procuratore capo Raffaele Cantone di «escamotage ecomafiosi», anche quella per esempio della gestione illecita dell'impianto «di preselezione meccanica dei rifiuti soldi urbani di Ponte Rio e l'impianto di biostabilizzazione e compostaggio di Pietramelina in modo tale da pregiudicare l'intero trattamento di biostabilizzazione e recupero della Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani) e della Fou (frazione organica umida) derivante dalla raccolta indifferenziata, e poi anche differenziata, dei rifiuti solidi urbani».

In pratica, spazzatura rimischiata e smaltita, tra false attribuzioni dei codici per lo smaltimento in discarica, falsificazione delle anlisi del compost o false annotazioni nei registri riguardo a trattamenti in realtà non effettuati. Attività, tra l'altro – sempre secondo le accuse dei carabinieri forestali e della procura – per cui si sarebbe venuti meno agli obblighi contrattuali assunti con i Comuni di Assisi, Bastia, Bettona, Cannara, Castiglione, Città della Pieve, Collazzone, Corciano, Deruta, Fratta Todina, Lisciano Niccone, Magione, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Paciano, Panicale, Passignano, Perugia, Piegaro, San Venanzo, Todi, Torgiano, Tuoro e Valfabbrica. Amministrazioni – e quindi cittadini - che hanno pagato ugualmente la fornitura del servizio pubblico che di fatto però non veniva eseguito «così conseguendo per servizi retribuiti e non forniti un indebito profitto con conseguente ingente danno patrimoniale subito dai predetti enti pubblici territoriali».

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