Scuola e virus, il pediatra Tuteri: «La Dad fa più male del Covid, basta con la quarantena»

Gianluca Tuteri, pediatra e vice sindaco di Perugia
di Remo Gasperini
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Martedì 28 Settembre 2021, 14:00

PERUGIA La Dad è tornata tra noi. Di giorno in giorno aumentano gli studenti in quarantena ma di giorno in giorno aumentano anche quelli che dicono: «Ai nostri ragazzi fa più male la Dad del Covid 19. Basta, è sbagliato tenere inutilmente a casa più di mille ragazzi per appena 44 positivi». E’ Gianluca Tuteri, medico pediatra e vice sindaco di Perugia, a ripetere questo concetto che sintetizza un pensiero “circolante” nel momento in cui il tasso di contagio galleggia intorno all’1%.

Dottor Tuteri, ci spieghi su che basi fonda questo suo convincimento.

«Sono i dati scientifici che oggi ci danno questa certezza. E cito lo studio pubblicato su The Lancet, una delle più prestigiose riviste medico-scientifiche al mondo: nelle scuole secondarie e negli istituti di istruzione superiore, l'infezione di studenti e personale a seguito del contatto con un individuo con Covid-19 a scuola si verifica solo nel 2% circa dei contatti. Il test di contatto dovrebbe essere dunque considerato un'alternativa all'isolamento di routine dei contatti stretti a seguito di esposizioni scolastiche».

Quindi secondo lei mandare in quarantena 7 o 10 giorni i compagni di classe di un positivo è una strategia sbagliata?

«Certo. Sappiamo che la Dad fa male ai ragazzi e che Corona Virus fa un male di gran lunga inferiore della Dad. Ricordo che ci sono le evidenze scientifiche su nevrosi, ansia, tasso di abbandono scolastico arrivato al 15%, quarto dato più alto in Europa, per non parlare dei riscontri dell’Invalsi con il 7% dei nostri maturandi che ha una preparazione da terza media. Però noi continuiamo a vessare i ragazzi, a considerare la scuola un luogo di contagio quindi applichiamo ora un sistema della sorveglianza di diffusione del virus ancora più severo di quello che adottavamo alla fine dell’anno scorso. Quello che facevamo con il test Cleia al tempo zero che aveva portato dei dati significativi con le quarantene ridotte dell’80% quando ancora avevamo una diffusione più alta di quella che c’è adesso».

Ma la decisione è stata presa dal Comitato di competenza…

«Intanto diciamo che è la prima volta che abbiamo un dato.

Aggiungo che sul tema ho interrogato sia il commissario D’Angelo che la dottoressa Mencacci: il loro principio di precauzione parte da un dato del ministero il quale a sua volta deriva da un dato dell'Ecdc, il Centro europeo per il controllo delle malattie, che raccomanda la massima precauzione ma lo fa riferendosi ai Paesi del Nord Europa i cui ragazzi dal 20 maggio vanno a scuola senza mascherina. I nostri vanno a scuola con la mascherina ed è tutto un altro discorso. Con questo principio della massima sicurezza, perché la delta è più pericolosa, siamo andati a finire che basta uno per mandare in Dad tutta la classe. Una cosa terribile. Discorso diverso va fatto naturalmente nelle scuole dove non c’è la mascherina, lì può andar bene la strategia della quarantena».

Dunque quale soluzione prospetta?

«Anziché mandarli a casa, ai compagni del positivo facciamo il test salivare di sorveglianza ma manteniamoli tranquillamente in classe. Nello studio pubblicato da The Lancet hanno utilizzato il controllo molecolare che sarebbe poi quello che arriverà tra un po’ con il progetto Figliuolo. Ma sarà un’attività di screening che serve a poco perché i test si rifaranno un’altra volta su gente sana: ricordo che lo screening di massa fatto da noi con 151mila test, che hanno un costo, ha dato un esito dello 0,36% di positività. Il test è meglio farlo mirato dove serve». Il suo auspicio? «Non perdere tempo. Mi è stato detto che alla prossima riunione del Comitato scientifico che ci sarà in ottobre, tutto verrà riconsiderato ma intanto passano le settimane e abbiamo oltre mille ragazzi inutilmente a casa».

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