Perugia, per lo scandalo Neurologia ora scattano i controlli in tutte le scuole di specializzazione

Perugia, per lo scandalo Neurologia ora scattano i controlli in tutte le scuole di specializzazione
di Egle Priolo
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Venerdì 11 Novembre 2022, 07:20

PERUGIA - Le ombre su Neurologia non sono state spazzate dal silenzio. Anzi.
Quel silenzio dopo le urla ha invece creato una cappa, che ora stagna su un'eccellenza della sanità regionale e su una delle sue protagoniste più blasonate. Così sono bastate una convocazione in procura e una, multipla, a palazzo Murena per addensare le nuvole su Lucilla Parnetti, la direttrice della Scuola di specializzazione di Neurologia accusata da alcuni specializzandi per le sue intemperanze e soprattutto per gli orari ritenuti eccessivi in reparto.

Ieri mattina, infatti, il presidente dell'Associazione liberi specializzandi Massimo Minerva – che aveva firmato l'esposto contro la professoressa rendendo noti anche gli audio che riportavano insulti e minacce – è stato ascoltato per due ore dal sostituto procuratore Massimo Casucci. È la stessa Als a renderlo noto con un comunicato, in cui si sottolinea come i temi trattati in via Fiorenzo Di Lorenzo «riguardavano l'esposto presentato circa gli orari di servizio degli specializzandi di Neurologia Perugia, di pertinenza dell'Ispettorato del lavoro, ed i comportamenti della direttrice Parnetti. Non possiamo rivelare il contenuto dell'incontro poiché c'è il segreto istruttorio. Ci preme però evidenziare e garantire a tutti gli specializzandi italiani che non è stato rivelato nessun nome di nessun specializzando o specializzanda». I giovani medici in rivolta, infatti, sono stati tutelati come qualunque lavoratore assistito da un sindacato, ma è chiaro come alla procura non potranno bastare una lettera e un taglia e cuci di 7 minuti e 35 secondi di audio su oltre 20 ore registrate in reparto per andare avanti negli approfondimenti. Al momento, invece, ancora non è chiarito se e quali siano gli aspetti penalmente rilevanti da contestare e neanche se ci siano persone iscritte nel registro degli indagati: se ignoti, se la sola Parnetti o – come sostengono gli specializzandi – anche chi avrebbe dovuto controllare soprattutto le timbrature da 340 ore mensili di lavoro. Non risulta neanche un'attenzione concreta dell'Ispettorato, mentre il procedimento disciplinare aperto nei confronti della professoressa ha certamente tempi ancora molto lunghi, dovuti alla necessaria verifica di quanto denunciato dagli specializzandi. Che risultano ancora spaccati, tra giovani e grandi, ma che sempre ieri sono stati ascoltati dal rettore dell'Università degli studi Maurizio Oliviero. Tutti e sedici, tutti insieme. I medici hanno ottenuto la solidarietà del Magnifico e soprattutto quell'essere accogliente tutto suo, tra inviti e scambi di numeri di telefono: altro che le supposte pressioni vaticinate prima dell'incontro. Il rettore ha anche assicurato che l'Università indagherà su quanto denunciato, tramite un organismo interno ma composto da membri esterni all'ateneo, che controllerà ogni tre mesi la situazione in tutte le scuole di specializzazione.
Tutto mentre l'Als («Gli specializzandi devono capire che non devono avere paura», è il mantra) continua a chiedere la sospensione di Parnetti fino alla fine delle indagini «a garanzia dell'Università, del Reparto, della scuola di specializzazione e anche della professoressa stessa».

La direttrice intanto continua nel silenzio a lavorare, con la consueta determinazione. Ogni giorno in reparto, ogni giorno tra i giovani medici che l'hanno lanciata in pasto ai leoni, non solo da tastiera. Non ci sono urla, le timbrature sono come da contratto, ma sicuramente i rapporti sono ora glaciali, a prova di registratore, votati all'indifferenza più che alla paventata ritorsione. Il lavoro è lavoro, ma ognuno resta nel suo.

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