Pizzini con i nomi, elenchi colorati e quei doppi “Lu”. «Così truccavamo i concorsi in sanità», testimone racconta tutto

Il tribunale di Perugia
di Egle Priolo
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Mercoledì 23 Marzo 2022, 07:51

PERUGIA - I nomi dei candidati sottolineati in rosso, il sistema dei colori in base al mittente della segnalazione. Un foglio excel in cui riportare i “pizzini” scritti a penna con le persone da aiutare. E poi le sigle Lu e doppia Lu a indicare il massimo dell’interesse. I concorsi in sanità finiti nella maxi inchiesta nota come Concorsopoli si pilotavano così. Lo ha confermato in aula Gabriella Carnio, già dirigente responsabile delle professioni sanitarie del Santa Maria della misericordia e membro della commissione del concorso per infermieri a tempo determinato, che ieri in due ore ha affilato le armi della procura. Come? Spiegando il sistema dei nomi colorati per ricordare da chi arrivava la segnalazione dei candidati, ma anche gli elenchi consegnati e le pressioni ricevute da alcune delle 30 persone attualmente sotto processo per accuse che vanno dall’associazione per delinquere – contestata solo ad alcuni imputati - al falso e e all’abuso di ufficio.

Rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Mario Formisano e Paolo Abbritti, Carnio (che a gennaio 2021 è uscita dal processo principale con un patteggiamento) in una deposizione definita «chiara e puntuale» ha spiegato come fosse approdata in commissione, su indicazione dell’ex dg dell’ospedale Emilio Duca, per quel concorso a bando unico tra Usl Umbria 1 e Azienda ospedaliera di Perugia (entrambe parti civili, insieme a Cittadinanzattiva e Regione). Nominata nel dicembre 2017 - secondo la sua testimonianza -, a gennaio 2018 venne chiamata in ufficio da Duca che le consegna un «primo elenco» di sette/otto nomi scritti a penna che Duca spiega essere di «interesse di Luca Barberini» (all’epoca assessore regionale alla Sanità). In seguito - ha raccontato ancora - avrebbe ricevuto un ulteriore elenco con 20 nomi segnalati dall’assessore e 4 di interesse per lo stesso Duca. «Qui fai il massimo», le avrebbe detto l’ex dg. Finché, pochi giorni prima delle prove - al concorso si erano iscritti in seimila, tremila hanno partecipato per circa 700 infermieri entrati in graduatoria - sempre Duca e l’ex direttore sanitario Diamante Pacchiarini (condannato sempre nel 2021 a due anni e otto mesi con rito abbreviato) le avrebbero chiesto in anticipo le tracce, segnalando altri nomi. Da qui, l’attenzione si è trasformata «in pressione», ha ricordato Carnio spiegando di essere stata «stressatissima». Per mettere tutti quei nomi insieme, con la presidente della commissione Patrizia Borghesi (attualmente imputata) avrebbero organizzato il criterio dei colori, abbinati alle sigle, considerando che anche Borghesi avrebbe avuto una sua lista «da potenziare», come l’altro membro della commissione Andrea Sborzacchi (che ha patteggiato e sarà ascoltato nella prossima udienza).
I problemi più grandi, però, sarebbero stati - sempre secondo quanto spiegato in aula davanti al collegio presieduto da Marco Verola (a latere Francesco Loschi e Sonia Grassi) - non tanto durante le prove «molto semplici», quanto durante l’assegnazione dei voti, per raggiungere quei 18, 19 o 20 richiesti per entrare in graduatoria. «Alcuni sarebbero stati esclusi» se i voti non fossero stati gonfiati, ha ribadito. E la graduatoria sarebbe stata negativa per esempio per i due infermieri invece «segnalati per la loro bravura» dal dirigente di una struttura ad alta professionalità che arrivò a lamentarsi con Carnio e Duca: «A voi interessano i voti, a me il merito».
Tutte ricostruzioni che gli avvocati David Brunelli per Barberini, Francesco Falcinelli per Duca e Francesco Crisi per l’ex direttore amministrativo Maurizio Valorosi (gli ultimi due già condannati per un primo filone dell’inchiesta e tutti e tre presenti in udienza) hanno provato a smontare in sede di controesame, convinti di poter dimostrare l’estraneità dei loro assistiti dalle accuse.

Si torna in aula con altri testimoni il 4 e il 5 aprile: Concorsopoli è finalmente entrata nel vivo a tre anni dagli arresti che hanno terremotato sanità e politica in Umbria.

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