Monteluce, c'è un piano da 7 milioni per uscire dalla crisi

Monteluce, c'è un piano da 7 milioni per uscire dalla crisi
di Luca Benedetti
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Agosto 2021, 11:07

PERUGIA  Sette milioni di euro, prendere o lasciare. Non è ultimatum, ma sono i numeri del piano che Amco ha messo sul piatto per il salvataggio di Monteluce. Sette milioni per un comparto che secondo le ultime valutazioni a libro avrebbe un valore intorno ai dodici e potrebbe avere un valore di vendita di quasi il doppio. Forse un po’ di meno per evitare di frasi male. Almeno o rumor dicono questo.
I sette milioni arrivano sul tavolo da parte della Spa che gestisce i crediti deteriorati, dopo altri mesi di mosse, trattative e regia della Regione che gioca carte pesanti per non far saltare il banco. Un default del fondo avrebbe effetti devastanti sugli investimenti pubblici e sul futuro di una fetta strategica della città. Solo il fatto che lì debba andarci la casa della salute che manderà in pensione il decrepito distretto di via XIV settembre fa capire l’impatto non solo sul quartiere.
Ecco perché a palazzo Donini guardano con grande attenzione a quel piano. Che prevede la possibilità di un ristoro che può attestarsi tra il 50 e il 70% del credito che hanno le imprese che hanno lavorato al comparto e non vedono soldi da anni. Magari adesso con bonus vari e 110 per cento un po’ di fiato l’anno ripreso, ma c’è chi ha rischiato di metterci l’osso del collo. Lì ballano tre milioni di euro e le imprese creditrici (i cosiddetti fornitori strategici per distinguerli da altri che vantano crediti minori e che non verrebbe considerati un problema) hanno in mano una sorta di golden share sul sì o no al piano. Cioè una loro mossa diventa decisiva per ridare la scossa vitale che mette in pista il salvataggio.
C’è anche un’altro attore che sta mettendo mano non solo alla partita doppia ma anche alla strategia per capire come muoversi: la banca tedesca che sta dentro l’affare Monteluce ma è rimasta alla finestra nell’operazione Amco. Lì il valore su cui muovere sarebbe ben più basso, ma anche più basso il ristoro che potrebbe arrivare, c’è chi conta, al massimo, che si tocchi il 15 per cento.
C’è anche da tenere conto di un altro dato quando si fanno i conti sul comparto di Monteluce. Che la manutenzione di quel cantiere gigante costa 400mila euro l’anno. Elemento da valutare dovesse esserci con un niet al piano di Amco.
Così di mese in mese, con il piano che è arrivato ai tavoli dei player istituzionali, adesso si sposta a settembre la sottile linea rossa che divide Monteluce dalla possibilità di tornare in bonis e quindi, ripartire o finire l’avventura con scenari da brivido.

Con il sì al piano c’è chi stima entro i primi mesi del prossimo anno la possibilità che i cantieri si rimettano in moto. Con una vita che si allunga, non solo per far ripartire quello che c’era ma per aprire nuovi scenari. Ecco che così Monteluce potrebbe stare in piedi altri 5-10 anni per recuperare il tempo perduto a trovare una nuova vita, quella definitiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA