Per quanto riguarda il processo madre, invece, nove persone erano state rinviate a giudizio nel gennaio 2020: il calendario porta oggi la data di giugno 2023 e ancora non si è celebrata neppure un’udienza di istruttoria dibattimentale davanti al tribunale del capoluogo umbro. La prima era fissata per il 21 settembre 2021, poi rinvii su rinvii mentre i reati si prescrivevano.
Molti magistrati si sono già pronunciati in precedenti momenti e non possono comporre il collegio giudicante, i colleghi disponibili sono ingolfati dagli altri processi. Appuntamento perciò all’11 luglio, vale a dire ad oltre tre anni e mezzo dal rinvio a giudizio firmato dal giudice per l’udienza preliminare Lidia Brutti il 23 gennaio 2020 nei confronti di nove persone.
In quella circostanza ci sarà l’udienza filtro davanti ai giudici del secondo collegio (il presidente Marco Verola, Francesco Loschi e Sonia Grassi sono impegnati nel processo denominato ‘Concorsopoli’ portato avanti in maniera serrata), la costituzione delle parti e, forse, la calendarizzazione delle future udienze. Dopo una lunga camera di consiglio il gup aveva disposto il processo per Perelli ma anche per Luca Orlandi e Linda Richieri (entrambi all’epoca dei fatti dirigenti della Regione come Perelli), Alessandro Rossi e Massimo Ceccarelli: loro, insieme a Perelli, devono rispondere dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata a delitti contro la pubblica amministrazione. A giudizio pure i farmacisti Giuseppina Mantucci, Giuseppina Manuali e Roberto Zavadlal. Scagionati dalle accuse invece il farmacista Andrea Lilli e Francesco Perelli, figlio di Antonio, per il quale la Procura aveva chiesto il proscioglimento in quanto il fatto non costituisce reato.
Stando alle accuse del pm Mario Formisano l’ex capo della massoneria Perelli, insieme a Luca Orlandi e Linda Richieri, avrebbe «gestito il servizio di Accreditamento della direzione Salute della Regione favorendo sistematicamente alcuni operatori sanitari accreditati o da accreditare ai danni di altri». Rossi e Ceccarelli, entrambi «titolari di farmacia», avrebbero invece «partecipato all’attività associativa ottenendo in cambio provvedimenti amministrativi illegittimi che consentivano agli stessi di aprire, in assenza di requisiti normativi, depositi farmaceutici». Nel procedimento si sono costituite parti civili la Regione Umbria e l’Ausl Umbria 1 (avvocati Nicola Di Mario, Fernando Mucci e Francesco Blasi), con la prima che ha ottenuto una provvisionale di 20 mila euro e la seconda di 10 mila. L’indagine Piramide era stata coordinata dal capitano Marco Vetrulli quando comandava i carabinieri del Nucleo antisofisticazione.
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