Il procuratore Gratteri: «’Ndrangheta radicata in Umbria. Il salto di qualità con la massoneria»

Nicola Gratteri
di Michele Milletti
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Sabato 17 Dicembre 2022, 08:23

«Vi auguro di costruirvi una vita da liberi». L’auspicio per i giovani che affollano l’aula 2 del dipartimento di Economia dell’università arriva da Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro e magistrato in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta.
L’occasione è rappresentata dalla presentazione del libro “Fuori dai confini. La ‘Ndragheta nel mondo” scritto insieme ad Antonio Nicaso e organizzata dalla professoressa Simona Bigerna del Dipartimento di Economia insieme a Massimo Pici , segretario generale provinciale del sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp), con il patrocinio di Regione Umbria, Comune di Perugia e Umbra Acque.
Il paradosso è che, a sentirlo parlare di criminalità organizzata, lui che da anni vive sotto scorta («di attentati nei miei confronti abbiamo notizie più o meno fondate tre o quattro al mese») appare come un uomo libero. Libero di guardare in faccia il nemico, farne una radiografia al termine della quale è impossibile non riconoscerlo. «Lo ‘ndranghetista non è lo stupido che porta cinque chili di droga a Perugia, con la camicia sbottonata e la catena al collo. È quello che vive da queste parti. ‘Ndrangheta vuol dire oggi capacità di interagire con il potere politico, economico, avere consenso popolare. Quando viene qui a Perugia perché vuole riciclare viene con tanti soldi, ha l’accento calabrese come me ma è come voi e cerca di comprare tante cose. Le mafie per esistere hanno bisogno del consenso popolare. Durante il Covid, mentre la politica era impegnata a spiegare cosa fosse, mentre erano tutti virologi, i mafiosi portavano le buste della spesa alle famiglie disoccupate. Oggi grazie alla riforma Cartabia non è più possibile fare conferenze stampa. Il senso era dire alla gente, guardate che nonostante tutto siamo stati in grado di arrestare 50-100 persone in un paese di 5mila abitanti: e allora occupate quegli spazi, fate associazioni di volontariato, impegnatevi nel sociale, non state chiusi nei salotti a parlarvi addosso. Ma io le faccio lo stesso...».
RADICAMENTO

Parole non a caso. Perugia e l’Umbria citate non a caso. Perché Gratteri sa come questa città sia stata, e chissà che in parte ancora non lo sia, la «propaggine» delle locali crotonesi di San Leonardo di Cutro. Un clan «rapace» come lo hanno definito solo qualche giorno fa i pm catanzaresi nel chiedere alla corte d’Appello di confermare le condanne in primo grado per chi di loro ha scelto il rito abbreviato. Tra questi, la metà circa dei “perugini” arrestati tre anni fa (19 dicembre 2019) quando l’operazione della squadra mobile diretta proprio dalla procura di Catanzaro fece emergere l’esistenza di un gruppo attivo nello spaccio di droga, estorsioni, truffe bancarie e pronto a provare a condizionare anche lo svolgimento delle elezioni amministrative cittadine. Oltre cinquanta anni di carcere la pena in primo grado, che i magistrati hanno chiesto di confermare, e altri cinquanta complessivi per gli altri perugini che hanno scelto invece il rito ordinario.
A dimostrazione che, anche se in punta di diritto sia stato ridimensionato se non escluso dai giudici il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, è pur vero che i legami stretti “intercettati” con la casa madre parlano forte di criminalità organizzata.
«Anche in Umbria possiamo cominciare a parlare di radicamento della ‘ndrangheta» prosegue Gratteri. Che continua: «In questa regione c’è e anche di recente abbiamo fatto dei processi in Calabria che hanno interessato soprattutto attività di riciclaggio. Sappiamo che le mafie sono presenti dove c’è da gestire denaro e potere, dove è più facile mimetizzare la ricchezza».
Ma c’è di più.

Quello che Gratteri chiama «il salto di qualità» della ‘ndrangheta e che ha inevitabili richiami anche con la nostra realtà: «La possibilità per lo ‘ndranghetista di essere anche massone, entrare in una loggia massonica “deviata” e quindi creare un rapporto con il mondo delle istituzioni».

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