Perugia, il giudice salva dall'espulsione lo spingi-carrelli del supermercato: «È integrato e ha i contributi pagati»

Il tribunale civile di Perugia
di Egle Priolo
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Giovedì 16 Novembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 16:34

PERUGIA - Matthew, nella zona tra Fontivegge e Prepo, lo conoscono un po' tutti. Ha 32 anni, è nigeriano, è più noto come Maty ed è il ragazzo che in cambio di qualche spiccio e un sorriso ripone i carrelli all'uscita di un supermercato. Ieri è stato il suo compleanno, ma ora ha molto di più da festeggiare, perché il tribunale civile di Perugia – con una sentenza definita «innovativa» dagli addetti ai lavori – ha rigettato la sua espulsione, riconoscendogli il diritto al permesso di soggiorno in base all'articolo 8 della Corte europea per i diritti dell'uomo.

In quattro pagine, la Sezione specializzata in materia di immigrazione e protezione internazionale, con il collegio composto dalla presidente Mariella Roberti e dai giudici Gaia Muscato e Ilenia Miccichè (relatore), ha infatti spiegato in punta di diritto i motivi per cui accogliere il ricorso di Maty contro il decreto di rigetto del permesso di soggiorno per “protezione speciale” emesso dal questore. Dalla questura, infatti, nel 2022, è arrivata la comunicazione per cui Bawa avrebbe dovuto lasciare l'Italia, in cui si trova dal 2016. «Il Ministero dell’Interno – si ricostruisce in sentenza -, costituitosi per chiedere il rigetto del ricorso, ha evidenziato: che il ricorrente è rimasto per anni nel territorio dello Stato in virtù di provvedimenti amministrativi provvisori, poi ha continuato a permanervi in barba alle decisioni giurisdizionali che lo hanno riguardato; che il contratto di lavoro del ricorrente con una connazionale è fittizio».

Particolare spiegato con l'impossibilità che la datrice di lavoro, che guadagna 1.300 euro netti, ne possa pagare a Maty 800 più i contributi per l'attività di domestico e babysitter. Particolare, però, che il tribunale ha ribaltato spiegando come le argomentazioni del ministero siano «mere ipotesi» e non «smentiscono le produzioni documentali attestanti una posizione lavorativa e contributiva regolare, ed una regolare condizione abitativa». Il 32enne, infatti, ha un contratto di affitto regolarmente registrato, i contributi pagati per un lavoro a tempo indeterminato e – anche se la sua famiglia è in Niger – ha dimostrato di essere integrato nella comunità, anche «frequentando assiduamente il parroco del quartiere in cui risiede e prestando attività di “vigilanza volontaria” presso il supermercato», come sostenuto anche dal suo legale Valeria Passeri. Da qui, in mancanza ovviamente di ragioni di sicurezza nazionale o di ordine pubblico, la decisione coraggiosa del tribunale: «A prescindere dunque dal radicamento nel territorio di una vita anche familiare, l’espulsione dello straniero che sia insediato stabilmente nel territorio, mercé una forte integrazione lavorativa e/o culturale, si tradurrebbe in una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata», si sottolinea citando ancora la Cedu. Quindi Maty riottiene il permesso e da oggi sorriderà anche di più.

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