Novemila famiglie umbre non riescono a pagare la badante

Novemila famiglie umbre non riescono a pagare la badante
di Selenio Canestrelli
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Domenica 30 Aprile 2023, 07:00

Badanti, per 9mila famiglie umbre la spesa per l’assistenza sta diventando insostenibile. L'inflazione aumenta i costi di quei nuclei familiari che si avvalgono dell'aiuto di un lavoratore domestico e in molti vanno in crisi tra bollette e spese alimentari che hanno toccato prezzi impensabili fino a qualche mese fa e si aggiungono al costo della vita. Tutto accade in una regione dove sono presenti quasi 20mila lavoratori tra badanti e colf che coinvolgono circa 15 mila famiglie e che ha raggiunto il terzo posto assoluto nella classifica delle regioni con la percentuale più alta dei lavoratori del settore, il 22,6 per cento ogni mille abitanti: a superare tale percentuale ci sono solo il Lazio e la Sardegna. Lo dice l'Osservatorio sul lavoro domestico Domina che fissa la media italiana al 16,3 per cento. E se da una parte c’è anche la problematica nel reperire personale per l'assistenza in casa delle persone non autosufficienti, con le difficoltà lamentate ogni giorno da centina di famiglie, dall'altra c’è chi fa sempre più i conti di fine mese tra contributi e assegni da versare alle badanti. Lo dice l'Assindatcolf, una delle associazioni che raggruppa i datori di lavoro domestici, che punta il dito sulla problematica non autosufficienza con la conseguenza «dell’insostenibilità della spesa per le badanti con otto famiglie su dieci che chiedono un assegno universale maggiorato», mentre più della metà delle famiglie «sono preoccupate per l’incremento degli stipendi delle badanti. Con l’aumento dell’inflazione che da gennaio 2023 ha fatto scattare un incremento del 9,2% dei minimi retributivi delle badanti, il costo per la gestione degli anziani e dei non autosufficienti rischia di diventare insostenibile. Così la pensano quasi 6 famiglie datrici di lavoro domestico su 10». Poi, secondo una ricerca condotta dal Censis per Assindatcolf contenuta nel Rapporto 2023 Family (Net) Work, «per far fronte al caro retribuzioni badanti scattato da gennaio per effetto dell’inflazione, le famiglie datrici di lavoro domestico chiedono incentivi all’assunzione per ridurre il costo, preferendo una prestazione universale dedicata alla non autosufficienza maggiorata in caso di personale regolarmente assunto. Insomma famiglie preoccupate per l’incremento degli stipendi delle badanti e a motivare l’insostenibilità della spesa per le prestazioni di una badante vi sono ragioni che rimandano soprattutto al crescente bisogno di assistenza, da una parte, e all’indisponibilità futura di risorse avendo già usufruito dei propri risparmi per mantenere il livello di assistenza attuale e necessario, dall’altra». Intanto anche i sindacati tornano sulla questione assistenza. Lo fa, ad esempio lo Spi Cgil di Perugia: il segretario generale di Perugia, Mario Bravi ribadisce il fatto «che servono risorse per le “badanti“ che vanno tutte regolarizzate e che hanno bisogno anche di percorsi di formazione e di un albo per farle passare da badanti a vere e proprie assistenti familiari. In più andrebbero trovate risorse per le famiglie e per potenziare l’assistenza nel territorio, a partire dalle case di comunità, con una legge (con risorse) sulla non autosufficienza, problema sempre più drammatico in una regione come l’Umbria che invecchia velocemente». D’altronde, come detto, si parla di una platea vastissima che è, almeno per quello che riguarda il settore delle badanti, in continua crescita: secondo sempre il rapporto dell’Osservatorio Domina sul lavoro domestico in Umbria si scopre che sono 19.591 i lavoratori regolari, di cui il 49% colf e il 51% badanti, con la provincia di Perugia che vede in maggior numero quest’ultime rispetto a chi svolge le mansioni di colf; in quella di Terni invece quest’ultime sono in numero superiore rispetto alle badanti

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