Sarà centrale per lei il tema di un riequilibrio territoriale che non penalizzi l'Umbria del Sud?
«Una diversa regionalizzazione era uno dei temi centrali della campagna delle Regionali. A maggior ragione ora, dopo quanto sta succedendo con l'emergenza in atto, sarà da rivedere».
Cosa pensa di poter fare per Ast?
«Ast ha bisogno di infrastrutture e di misure che ne spingano il cambiamento verso una produzione più sostenibile. Però va detta anche un'altra cosa: la città deve tornare a essere in sinergia con la fabbrica e mettere in piedi le misure necessarie per trarne i massimi benefici: penso all'utilizzo del calore prodotto non solo per gli impianti ma anche per la città, solo per fare un esempio».
Parliamo di infrastrutture: non servono solo ad Ast.
«Servono a tutta la regione. La fermata del Frecciarossa, se non a Terni, almeno a Orte va assolutamente fatta ma penso anche al raddoppio della ferrovia da Terni a Campello, che contribuirebbe al rilancio delle Grandi Officine di Foligno e a quel patrimonio di know how che è ancora ricca»
Università. Come rilanciarla?
«I fronti sono due. Uno è quello della didattica che richiede che lefacoltà presenti a Terni, a parte Medicina e Scienze infermieristiche non siano doppioni ma costituiscano una peculiarità del polo ternano. In secondo luogo, ripensare l'università vuol dire ripensare la città e quindi pensare a una collocazione dell'università che abbia una centralità e visibilità e che contribuisca al rilancio del centro storico e a una rivitalizzazione delle attività culturali che negli ultimi anni sono in netta riduzione».
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