La fine dei bancomat, nel Ternano spariti 60 sportelli ma Narni in controtendenza

La fine dei bancomat, nel Ternano spariti 60 sportelli ma Narni in controtendenza
di Monica Di Lecce
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Venerdì 8 Aprile 2022, 13:42 - Ultimo aggiornamento: 13:43

«E’ una vergogna assoluta che un centro come Piediluco resti senza sportello bancomat». Enrico Simonetti, della segreteria regionale Fabi, il sindacato dei bancari, interviene così in merito al disagio sofferto nei giorni scorsi dagli atleti partecipanti al 1° Meeting nazionale di canottaggio, costretti a andare in cerca di uno sportello per prelevare. «Quello di Piediluco non è neanche il caso più eclatante del Ternano – aggiunge Simonetti – basta ricordare il centro storico di Narni, terzo comune della provincia per estensione, da tempo senza bancomat. La buona notizia è che tra qualche settimana dovrebbe aprire uno sportello Crediumbria andando a sanare un fulnus che si trascina da tre anni». Su questa problematica Fabi ha dato vita nel 2020 a un’iniziativa, “Borghi senza banche”, attraverso la quale il sindacato ha avviato in Umbria incontri e relazioni con tutti i livelli istituzionali per allertare sui rischi che la perdita dei servizi bancari sul territorio comporta e provare a contenere una emorragia che sembra non arrestarsi. «Il depauperamento dei servizi bancari  – spiega Enrico Simonetti – è un problema generale ma in Umbria il trend è molto più grave che altrove. La scomparsa dei bancomat è sempre anticipata dalla chiusura delle filiali bancarie. Per questo è una favoletta quella che viene raccontata quando si dice: chiude la filiale ma resta il bancomat, perché nel lungo termine viene chiuso anche questo sportello che ha comunque un costo che, tra assicurazione e manutenzione, si aggira sui 300mila euro».

Per avere un’idea della rarefazione dei servizi bancari basta dare un’occhiata ai numeri forniti dalla Banca d’Italia. «L’ultimo report – aggiunge il rappresentante Fabi – è relativo al quinquennio 2015-2020.

In Umbria il numero degli sportelli bancari è passato da 511 a 390, meno 121 sportelli. Nel 2015 i comuni serviti erano 82 su 92, nel 2021 sono scesi a 74. In pratica 34mila umbri, pari agli abitanti di una città come Gubbio, non hanno più accesso a una filiale bancaria. Sul fronte dell’occupazione in 5 anni si sono persi 885 posti di lavoro». Secondo Simonetti la contrazione dei servizi su scala provinciale è ripartita più o meno nella stessa maniera tra Terni e Perugia. E se le banche tagliano, non vanno meglio gli sportelli Postamat. Sempre secondo i dati di Bankitalia nel 2015 in Umbria erano presenti 723 Atm passati a 592 nel 2020 con una diminuzione di 131 pari al 18%. «La situazione non migliorerà – rivela ancora Enrico Simonetti – Le banche devono fare utili in un momento storico difficile e in un territorio come il nostro in grossa sofferenza e quindi tagliano i costi. Intesa San Paolo, per esempio, ha annunciato che taglierà su scala nazionale 1000 filiali, in pratica una ogni tre. In Umbria questo rapporto potrebbe essere più alto».

La soluzione non è facile. «Sappiamo che non esiste una soluzione miracolosa- conclude Simonetti - ma pretendiamo che almeno le istituzioni, che fino ad ora hanno dimostrato poca attenzione e comunque poco gioco di squadra, provino almeno a gestire la situazione e non subirla passivamente. Anche perché quando una banca chiude, si lascia il campo libero ad altri attori e altre situazioni su cui bisogna tenere gli occhi ben aperti».

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