L'Umbria Green Festival, dialogo tra scienza e letteratura ad Acquasparta

Paolini, Angelucci e Magnason in dialogo a Palazzo Cesi, Acquasparta (TR)
di Daniele Sorvillo
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Domenica 28 Agosto 2022, 17:38

Anche quest’anno l’Umbria apre i suoi spazi migliori per ospitare la settima edizione dell’Umbria Green Festival, progetto artistico che mette insieme esperti di energia e ambiente, scienziati, artisti, filosofi, per parlare di sostenibilità e raccontare il futuro. Dal 24 agosto al 18 settembre, 12 comuni, 150 ospiti e oltre 55 interventi e performance saranno uniti da un percorso ideale in cui scienza, filosofia, letteratura e arte diventano il deposito di voci, prospettive, sguardi, per aiutare a immaginare e progettare il mondo in cui viviamo. 

Dopo il prologo del Festival, andato in scena il 9 luglio scorso al Teatro Romano di Carsualae, a Terni, con protagonista lo scrittore Paolo Rumiz e il suo “Canto per l’Europa”, il Festival ha avuto la sua inaugurazione ufficiale il 24 agosto scorso a Montone (PG), con l’omaggio di Francesco Montanari (voce) e Stefano di Battista (sassofono) a Pier Paolo Pasolini, per poi passare da Spoleto, dove l’attore Marco Paolini ha portato in scena, al Teatro Romano, il suo spettacolo “Sani! Teatro tra parentesi” (in esclusiva per l’Umbria).

Proprio Paolini, insieme allo scrittore islandese Andri Magnason, è stato protagonista, venerdì 26 agosto, nella splendida sede di Palazzo Cesi ad Acquasparta, di un interessante dialogo, “Il tempo e l’acqua”, titolo che si richiama all’omonimo volume dello stesso Magnason, uscito in Italia nel 2020 (Iperborea). Il libro, Intrecciando storie di famiglia, conversazioni, interviste e poesia, fornisce una narrazione letteraria ed evocativa degli allarmanti dati scientifici sul cambiamento climatico e sullo scioglimento dei ghiacciai, immergendoli nel patrimonio culturale comune, per investirli di senso. A ulteriore arricchimento degli argomenti affrontati, Magnason ha anche presentato per l’occazione, i documentari “APAUSALYPSE” e “DREAMLAND” (in esclusiva nazionale).

Moderati da Malcom Angelucci, professore di Letteratura italiana all’Università di Melbourne, lo scrittore islandese e l’attore-regista italiano hanno ragionato, alla presenza di un pubblico numeroso e partecipe, sul legame tra la possibilità di permanenza dell’uomo sulla Terra e il paesaggio che lo circonda, in pericolosa e costante mutazione. Punto centrale della riflessione è stato, in particolare, il ruolo che l’arte può svolgere nel veicolare temi scientifici che, nonostante la loro evidenza e gravità, faticano a penetrare nelle coscienze collettive: compito degli artisti, questo è stato il centro del dibattito, è quello di drammatizzare, umanizzandoli, concetti scientifici altrimenti sfuggenti. Se, infatti, manca il “metro umano” di riferimento, la ricaduta nella specifica vita individuale di ognuno di noi, la comprensione di fenomeni complessi (quello della mutazione climatica e le sue conseguenze) resta fumoso e poco attraente, con le conseguenze comportamentali che oggi scontiamo sulla nostra pelle di uomini su un pianeta che cambia (siccità, eventi climatici estremi e catastrofici, danni all’agricoltura e all’economia, ecc).

Intorno alla questione, Magnason ha spiegato (in inglese, tradotto da Angelucci) che, pur non ritenendo di avere autorità né competenza scientifica sull’argomento, ha ritenuto indispensabile, con il suo libro, dare una dimensione poetica a temi altrimenti di difficile comprensione, per divulgare questioni di fondamentale rilevanza (l’aumento del PH del mare, l’innalzamento del livello degli oceani in conseguenza del lento e inesorabile scioglimento dei ghiacciai) a livello universale, affinché non rimangano chiusi dentro l’informazione scientifica: «I gravissimi problemi che dovremo affrontare – ha aggiunto Andri Magnason – sono purtroppo molto più grandi del linguaggio che abbiamo per esprimerli.

Per affrontare la questione del cambiamento climatico, e delle sue conseguenze, quindi, ho dovuto appoggiarmi al mio patrimonio di vita personale (il tempo visto in una dimensione familiare, la distanza che separa un nonno dai suoi nipoti, ad esempio) per rendere più immediato e comprensibile, più percepibile, questioni complesse che, nell’astrattezza dei dati e dei numeri, restano insensati se non adattati alla nostra dimensione reale e presente. Gli scienziati di oggi, per usare un’immagine mitica, sembrano tante Cassandre omeriche: hanno ragione, dicono il vero, prevedono il futuro, ma nessuno le ascolta e, quindi, comprende».

Marco Parolini, con il suo stile espressivo immediato e coinvolgente, ha confermato questo approccio e ha aggiunto: «La sfida posta dagli scienziati agli artisti in genere, non è solo quella, però, di tradurre in storie i dati e i numeri ma quella di offrire a tutti la capacità di immaginare. L’artista deve provocare nel grande pubblico immagini che trasformino in esempio concreto ciò che, raccontato scientificamente, resta poco immediato. In particolare, la dimensione del trascorrere del tempo: il nostro cervello non è capace di concepire il futuro ma sa vivere solo sul presente: l’uomo comprende solo ciò che sente e percepisce dentro la sua vita. Per questo, il lavoro che scienziati e artisti devono fare, combinando le proprie specifiche competenze, è quello di riportare la questione climatica dentro la vita presente degli individui: siamo tutti studenti e percorriamo una strada che ha bisogno di tutti. Per questo, la consapevolezza individuale, i comportamenti corretti, ma singolari, sono meritori e utili, ma poco determinanti: tocca alla politica, intesa come azione collettiva per la pianificazione del futuro e per il benessere comune, evitare le guerre inevitabili che ci vedrà rivali, ovvero uomini su rive opposte che si contendono l’acqua, il bene più prezioso, che si sta esaurendo. Non esiste tecnologia più raffinata della buona politica per sperare in un mondo futuro di pace e equilibrio, cambiando paradigma e mettendo radicalmente in discussione l’attuale modello di sviluppo economico».

La tappa di Acquasparta dell’Umbria Green Festival si è conclusa, alle 21, con il bellissimo spettacolo, sempre nella corte di Palazzo Cesi, dal titolo “Storia dell’Impressionismo: riflessioni di acqua e luce” (in esclusiva nazionale): il racconto per immagini, parole e musica, di un momento centrale della storia dell’arte, condotto dal professore Marco Goldin (voce recitante), Remo Anzovino (pianoforte) e dal quartetto d’archi Rimini Classica.

Il programma completo dell’Umbria Green Festival è consultabili su www.umbriagreenfestival.it. Tutti gli eventi del Festival, diretto da Daniele Zepparelli, sono organizzati da Techne S.r.l. e dall’associazione culturale De Rerum Natura, in collaborazione con la Regione Umbria e con Arpa Umbria, con il Patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica, del Parlamento Europeo, di Asvis, del CNR di Rai Umbria. Radio 24 è Media Partner; main Sponsor è Intesa San Paolo. Tra i sostenitori anche Gruppo STG, Tarkett Spa e il Sistema Idrico Integrato di Terni.

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